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Sicilia: la vergogna delle mucche in mare

Altro che gli squali, in Sicilia a fare paura ai bagnanti e ai turisti, pochi, sono i bovini. Già, perché come nel più classico dei sequel cinematografici nel giro di tre giorni sono andati in scena “La mucca 1” e “La mucca 2”. Prima, il ritrovamento di una carcassa di bovino che galleggiava morta in mare davanti a Punta Mola vicino Marina di Ragusa e, giusto ieri, un’altra carcassa ritrovata spiaggiata sul litorale di Maganuco.
Altro che lo squalo, dunque, felice spauracchio paninaro anni 80. Dal mare, dal Mediterraneo, anziché opportunità, anziché la sfera dentro cui immaginare tutti i futuri possibili, arriva specchiata la più indolente e pigra delle metafore di questa terra. Il bovino appunto. Morto senza colpa, morto e buttato a mare nel cortocircuito più grave della storia dell’umanità: l’incrocio tra ignoranza e assenza di qualunque forma di senso civico.
E così mentre i massari ora sono tutti del tipo Slow Food con i figli che fanno gli chef che parlano complicato vestendosi da creativi con gli occhiali dalla montatura pesante scura anche se ci vedono bene, in Sicilia le vacche morte vengono gettate nel mare Santo. Quello che a molte famiglie ha dato da vivere. Quello cui si rivolge la preghiera di Maria Addolorata che veglia sui naviganti. Il mare per la Sicilia, con le sue infinite coste, continua ad essere il suo punto di debolezza più grande. I nemici, però, sono sulla terraferma. Rodina, dom radnoy. Dosvidania Rodina.

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