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Ecco come la stampa Usa bistratta il governo messicano per la fuga del Chapo

Forse Donald Trump aveva esagerato criticando in modo severo l’efficienza dello Stato messicano, ma per alcuni osservatori l’ultimo episodio di cronaca deve aver convinto il magnate americano di essere nel giusto. Il riferimento è al caso del narcotrafficante Joaquin “El Chapo” Guzmán (qui il ritratto di Formiche.net), evaso per la seconda volta da un carcere di massima sicurezza del Paese.

NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA

El Chapo, nemico numero uno degli Stati Uniti dopo la morte di Bin Laden, era stato catturato a febbraio del 2014. Solo Al Capone era stato considerato un criminale di questo livello. A febbraio del 2013, la commissione per il crimine di Chicago aveva nominato il narcotrafficante “l’uomo più ricercato” per la sua pericolosità. Dopo 13 anni sulle sue tracce, El Chapo era stato arrestato durante una festa a Mazatlan, in Messico, grazie a un blitz dell’intelligence americana in collaborazione con le autorità messicane.

FUGA DA FILM

Ma è durata poco. L’operazione di fuga del Chapo ricorda quelle dei film. Pare abbia avuto il tempo, lo spazio e la tranquillità per costruire un comodo e ampio tunnel e scappare. Si era recato in bagno intorno alle nove di sera e solo a mezzanotte le guardie si sono rese conto della sua assenza.

L’IRONIA DELLA STAMPA AMERICANA

La stampa americana ha ironizzato con preoccupazione sull’accaduto. “Capo messicano della droga fugge dal carcere… un’altra volta”ha titolato il Washington Post. “Capo del narcotraffico scappa da un tunnel. El Chapo sconcerta il Messico”, ha scritto in prima pagina il New York Times. La seconda fuga del Chapo ha scatenato una caccia all’uomo senza precedenti. “Da un anno e mezzo il leader del cartello di Sinaloa (El Chapo, ndr) era detenuto a Altiplano, una prigione in mezzo alla zona rurale nell’ovest di Città del Messico e definita come la più impenetrabile, dove sono rinchiusi i capi del narcotraffico fino ad ora arrestati”, ha scritto il WaPo. “Per il modo in cui è fuggito – ha concluso il giornale – l’evasione suggerisce che l’operazione sia stata ben pianificata e finanziata, con la complicità di funzionari della polizia”.

LA RESPONSABILITÀ DI PEÑA NIETO 

El Chapo Guzmán, il narcotrafficante più famoso del mondo, è fuggito da un carcere di massima sicurezza in Messico, per la seconda volta nella sua carriera criminale. Ha creato un incredibile tunnel di sicurezza”, si legge sul Washington Post, mentre il New York Times critica il governo messicano: “La fuga dalla prigione umilia il governo di Peña Nieto, che aveva proclamato che l’arresto di Guzmán e di altri leader del narcotraffico erano stati cruciali per ristabilire l’ordine e la sovranità di un Paese colpito dagli orrori della violenza associata al crimine organizzato”.

IN ATTESA DELLE DIMISSIONI 

Secondo il Washington Post l’evasione del Chapo “promette di essere il più importante punto di attrito nelle relazioni tra il Messico e gli Stati Uniti”. L’amministrazione degli Usa ha cercato più volte di estradare il Chapo, proprio per evitare che fuggisse una seconda volta.

Poco dopo la cattura del criminale nel 2014, Peña Nieto disse che se il narcotrafficante fosse fuggito di nuovo dal carcere, come nel 2001, si sarebbe dimesso.



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