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Ecco i benefici per l’Italia dell’accordo sul nucleare iraniano

Il raggiungimento dell’accordo sul nucleare iraniano potrebbe aprire interessanti opportunità per le aziende italiane. Il ritiro delle sanzioni in vigore potrebbe infatti portare a un incremento dell’export italiano nel paese di quasi 3 miliardi di euro nei prossimi 4 anni.

 

LE SFIDE

Nonostante l’inasprimento delle sanzioni avvenuto a fine 2011 abbia ridotto sensibilmente gli scambi con il nostro paese e l’Iran, l’Italia rimane tra i principali partner commerciali del Paese. Riguadagnare le quote di mercato perse in Iran non sarà facile, considerando che concorrenti quali Cina, India, Russia e Brasile hanno subito molti meno vincoli negli ultimi anni guadagnandosi una posizione importante all’interno del Paese.

I SETTORI IN ATTESA

I settori con le maggiori opportunità da cogliere saranno l’oil&gas, l’automotive, la difesa, i trasporti, il real estate e più in generale i settori legati alle costruzioni. Il Paese presenta una serie di importanti vantaggi competitivi ma anche una serie di rischi che le aziende italiane non possono e non devono trascurare, non da ultimo l’impianto sanzionatorio che rimane tuttora in vigore.

I FATTI

Nuove opportunità potrebbero aprirsi per le aziende italiane interessate a fare business in Iran. Dopo mesi di trattative è stato raggiunto l’accordo tra Teheran e il gruppo dei “5+1” (Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito, Francia + Germania). L’intesa prevede il congelamento di tutte le sanzioni entro l’anno. Il regime sanzionatorio in vigore contro Teheran ha contribuito a restringere gli scambi commerciali tra il paese e il resto del mondo, seppure in modo asimmetrico tra i vari partner.

LE PROSSIME TAPPE

L’intesa del 14 luglio arriva dopo il raggiungimento ad aprile 2015 di un accordo quadro tra i 5+1 e l’Iran che prevedeva la cancellazione graduale e monitorata delle sanzioni e la riduzione di due terzi della capacità di arricchimento dell’uranio, controllata dagli ispettori internazionali dell’ Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA). L’accordo, i cui dettagli non sono stati ancora ufficializzati, prevedrebbe il congelamento delle sanzioni entro l’anno, salva la possibilità di ripristinarle entro 65 giorni in caso di violazioni da parte iraniana. Per poter entrare in vigore, l’intesa necessiterà ora dell’approvazione del Congresso statunitense e dell’assemblea legislativa iraniana, nonché di una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU. La rimozione definitiva delle sanzioni sarà concordata durante la fase operativa dell’accordo. In cambio, Teheran avrebbe accettato la possibilità delle ispezioni ONU su tutti i siti nucleari iraniani, inclusi quelli militari.

GLI EFFETTI SULL’EXPORT ITALIANO

La cessazione del quadro sanzionatorio potrebbe portare a un incremento dell’export italiano nel paese di quasi 3 €/mld nel quadriennio 2015-2018. Se l’export italiano riuscisse a riproporre una crescita simile a quella osservata nel periodo pre-sanzioni (2000-2005), si raggiungerebbe infatti un livello di esportazioni superiore a 2,5 €/mld nel 2018, tornando a un livello appena superiore al picco pre-sanzioni raggiunto nel 2005.

NUMERI E PREVISIONI

Peraltro, partendo da un livello artificialmente basso a causa del freno sanzionatorio, è verosimile che nello scenario di totale rimozione delle sanzioni le serie statistiche subiscano uno shock positivo, con significativi incrementi annuali in termini percentuali, potenzialmente anche superiori a quelli registrati nel “quinquennio d’oro” 2000-2005. I circa 3 €/mld di recupero potenziale nel breve periodo rimangono comunque una quota marginale rispetto a quanto perso dal sistema italiano negli anni di vigenza del regime sanzionatorio. In assenza di sanzioni infatti, l’Italia avrebbe potuto cumulare maggiori esportazioni per un valore di circa 17 €/mld nel periodo 2006-2018.

LA MAPPA DELL’EXPORT

L’impatto più rilevante si è avuto a fine 2011, quando l’inasprimento delle sanzioni ha fatto crollare gli scambi tra Italia e Iran, passati da 7,2 €/mld a 1,6 €/mld nel 2014. La composizione dell’export verso il Paese rimane stabile con la meccanica strumentale che resta il settore più rilevante, con un peso di circa il 58% nel 2014.

LE CHANCE DEI COMPARTI

Proprio la meccanica strumentale è tra i settori più colpiti; il valore annuo dei beni venduti si è dimezzato da circa 1,3 €/mld del 2010 a meno di 700 €/mln di oggi. In ogni caso, tutti i principali settori dell’export italiano hanno registrato una forte contrazione nell’ultimo quinquennio (Grafico 4): mezzi di trasporto, prodotti agricoli e metallurgici sono quelli che hanno registrato la contrazione relativa più rilevante. Il settore degli alimenti ha invece bruscamente interrotto il trend di forte crescita registrato nel periodo pre-sanzioni.

(estratto dal focus Iran dell’ufficio studi di Sace)

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