Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Conosco il popolo greco quanto quello italiano, grazie anche alla loro lingua, che parlo, ed al rapporto di amicizia e stima che si è creato negli anni con i suoi abitanti. Non avrei mai pensato, certo, di vivere una esperienza come quella di questi giorni drammatici. Un Paese smarrito, i cui cittadini si sentono traditi da una Europa cinica, senza cuore, pronta ad abbandonare un popolo che ha dato molto all’umanità in termini di cultura. Cittadini che non vedono un futuro perché delusi anche da un premier, Tsipras, che in campagna elettorale aveva, con grande determinazione, illuso i suoi elettori di poter rimettere, senza ulteriori sacrifici, le cose a posto. Così non è stato, anzi le cose sono precipitate nell’apprensione generale.
Io che ho vissuto una esaltante esperienza parlamentare in Europa, non avrei mai immaginato che si potesse arrivare a tanto nei confronti di un Paese, certamente debole, ma che, proprio per questo, merita la solidarietà delle nazioni più forti. Così come è adesso, l’Europa non va bene. La politica non può e non deve cedere alla finanza e all’economia, ma deve guidarle nell’interesse comune e non di pochi. Dove è finita quella solidarietà, anche economica, che noi cittadini europei abbiamo espresso per la unificazione della Germania? La signora Merkel, cittadina dell’Est, dovrebbe ricordarselo, quantomeno per onestà intellettuale e morale. Se oggi è cancelliera del suo Paese lo deve anche a noi tutti, greci compresi.
Come può l’Ue chiedere perentoriamente agli Stati membri riforme strutturali e istituzionali quale condizione per la crescita e poi non fare nulla in tal senso nell’ambito delle stesse strutture europee? Dov’è la “spending review“ del Parlamento Europeo? Dove sono le revisioni dei Trattati ormai obsoleti (Dublino 2 per l’immigrazione, Basilea 3 per le banche, eccetera)? Davvero si può immaginare alla lunga un governo europeo a conduzione franco-tedesca come quello di oggi che che sta impoverendo tutti? Certo, oggi la Grecia paga anche aver creduto, in buonafede, alle promesse di Tsipras. Questo sia di monito a tutti noi cittadini di vari Stati, con presenze politiche in espansione grazie ai loro slogan populisti, allettanti ma assolutamente, poi, incapaci di offrire proposte alternative, serie, credibili a chi a Bruxelles mena una danza macabra.
Indetto il referendum, in caso di vittoria di coloro che vogliano restare in Europa, a Tsipras non resterebbe che dimettersi ed andare a nuove elezioni, nella speranza che gli elettori sappiano, questa volta, trovare un più abile mediatore premier. Il governo italiano e i nostri europarlamentari, ovunque collocati, nel frattempo si attivino a giocare un ruolo di mediazione, affinché la Grecia non venga messa alla porta. In caso contrario saremo tutti più poveri non solo economicamente ma, soprattutto, moralmente, culturalmente, idealmente. Noi non dimentichiamo il detto: “Italiano-Greco, una faccia, una razza”.
Attenti: l’atavico orgoglio greco potrebbe prima o poi reagire duramente con effetti imprevedibili ed incalcolabili per tutto l’Occidente. Russia e Cina sono dietro l’angolo.