La crescita della competizione globale ha portato negli ultimi anni all’aumento dei fattori di stress nelle organizzazioni. Gli ambienti di lavoro sono sempre più esigenti in termini di efficienza, qualità e flessibilità al cambiamento. Questi fattori che si ritengono a ragione caratteristiche virtuose di un’organizzazione che intende stare con successo nell’arena competitiva, possono dar luogo a piccole e grandi difficoltà nella vita quotidiana di chi lavora.
Ma che cosa determina il livello di stress delle persone? Una delle cause è legata al rapporto dell’individuo con il proprio lavoro, con i propri manager e con i colleghi. L’indagine di Great Place To Work sulle migliori aziende per cu lavorare in Italia misura, tra le altre cose, il livello di stress percepito nell’organizzazione e i fattori che lo determinano. Una domanda del questionario è “Quanto il vostro ambiente è sereno dal punto di vista psicologico?” La percezione di un ambiente emotivamente equilibrato risulta, dalle analisi svolte, uno dei principali motivi di apprezzamento del clima organizzativo.
L’indagine analizza una serie di fattori che influenzano la serenità dell’ambiente. I manager giocano un ruolo decisivo, attraverso il rapporto che sono in grado di instaurare con le persone. La comprensione dimostrata per gli errori dei collaboratori, è uno degli aspetti che vengono misurati. Piu’ in generale, la capacità del manager di stabilire un rapporto empatico con i collaboratori è un elemento importante per una vita lavorativa equilibrata: una domanda del questionario analizza quanto i manager si interessino ai collaboratori come persone e non soltanto come dipendenti: 18 punti percentuali separano la percezione di questo importante fattore nelle migliori aziende per cui lavorare in Italia da quella nelle aziende non classificate. La capacità di comprendere i bisogni e la sensibilità delle persone determina la disponibilità dei manager nel favorire un bilanciamento tra lavoro e vita privata.
Tra le fonti di stress nel lavoro non vi sono solo i rapporti con il capo, ma anche quelli con i colleghi. Spesso le organizzazioni ritengono che per accrescere la loro competitività sul mercato debbano spingere sulla leva della competizione interna tra le persone, pensando in questo modo di aumentare il livello di prestazione dei dipendenti. Il risultato che ne deriva è un clima di rapporti tesi tra colleghi: una delle domande del questionario chiede in che misura le persone parlino alle spalle degli altri per conseguire il proprio vantaggio personale. Una differenza di 23 punti separa la percezione di questo aspetto neIle migliori aziende per cui lavorare in Italia da quella nelle aziende non classificate. Dick Costolo, CEO di Twitter, intervistato da Fortune durante il convegno di premiazione delle 100 Best Companies di Great Place To Work, rileva come uno dei comportamenti maggiormente negativi per il clima aziendale sia l’abitudine di parlare delle persone in loro assenza. Egli ritiene che questo genere di conversazioni debbano essere scoraggiate, anche quando sembrano fatte con le migliori intenzioni: a volte si parla delle persone non per stigmatizzarne la condotta, ma per esprimere comprensione per i loro problemi.
Lo stress sul lavoro, lungi dall’essere un destino ineluttabile legato alla crescente competitività del contesto economico, dipende in larga misura dalla qualità dei rapporti all’interno dell’organizzazione. Non è il lavoro di per se stesso a essere stressante, ma sono i rapporti interpersonali che possono renderlo tale:
mancanza di flessibilità da parte dei manager, ricerca del colpevole, scarsa empatia nei rapporti, rivalità tra colleghi sono fattori che accrescono le tensioni nell’ambiente organizzativo e rendendo il lavoro una fonte di ansia. Il risultato è una diminuzione della produttività. I manager oggi piu’ che in passato devono porre attenzione che i fattori di maggiore pressione provenienti dall’ambiente competitivo non si ripercuotano negativamente sul clima aziendale con effetti contro producenti sui livelli di efficienza dell’organizzazione.