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Tutti i risvolti della stretta di al-Sisi in Egitto

La Primavera araba è stata una reazione popolare contro gli abusi di potere. Tunisini, egiziani, libici e yemeniti sono scesi in piazza per difendere i propri diritti, calpestati da anni da regimi autoritari. L’avanzata dello Stato Islamico nella regione, e l’instabilità politica e delle istituzioni dopo la caduta delle dittature, minacciano questi diritti allora riconquistati.

LA NORMATIVA

Tre settimane fa, il direttore dell’organizzazione no profit Commissione egiziana per i diritti e la libertà, Mohamed Lofty, ha avvertito in un’intervista alla rete tedesca Deutsche Welle che in Egitto era pronto un piano per “ammazzare tutte le voci indipendenti”.

E l’avviso si è avverato: il presidente Abdel Fattah al Sisi, ex capo delle Forze armate egiziane, ha approvato una polemica legge antiterrorismo. Oltre a dare più poteri alle forze di sicurezza per reprimere le manifestazioni dei dissidenti, la nuova normativa si concentra anche sul ruolo dell’informazione e il giornalismo indipendente. La legge prevede multe molto severe per chi diffonde notizie “false” su operazioni di sicurezza e attacchi terroristici. Ovviamente, a controllare la veridicità delle informazioni sarà lo Stato.

SENTENZE E MULTE

Il progetto di legge prevedeva il carcere per chi “offende” o mette a rischio la sicurezza nazionale con l’uso di informazioni non veritiere. Ma diverse proteste dei media locali hanno fermato l’approvazione di questi articoli. Ora invece la nuova legge impone multe da 23mila a 46mila euro. Chi incita la violenza su Internet sarà condannato a cinque anni di carcere. Mohamed Mekawy, un giovane blogger indipendente di 27 anni, sostiene che la legge è “da dementi”. “La legge pretende di determinare le regole basiche del giornalismo, come la ricerca di fonti e verifica di dati. Vogliono imporre solo informazioni ufficiali”, ha denunciato il blogger.

UN’ALTRA GIUSTIZIA

Inoltre, la legge antiterrorismo condanna “le idee che fomentano la violenza” con il carcere e crea nuovi tribunali per processare i casi di terrorismo in tempi rapidi. Potranno anche limitare gli appelli alla Corte di Cassazione. Fondatori, leader e responsabili del finanziamento verso organizzazioni terroristiche saranno condannati a morte o all’ergastolo. Per Gamal Eid, avvocato egiziano specialista in diritti umani, si tratta di una “violazione chiarissima dell’indipendenza del sistema giudiziario”. La normativa protegge anche le forze di sicurezza che sono processate durante “l’affronto a un pericolo reale e imminente”.

POTERI PRESIDENZIALI

Con la nuova legge le autorità potranno arrestare preventivamente fino a 24 ore i sospetti di terrorismo, senza l’autorizzazione di un giudice. Inoltre, Al-Sisi ha approfittato per allargare i poteri conferiti al presidente, che sarà in grado di dichiarare il coprifuoco quando la situazione lo richieda e di isolare zone per un periodo massimo di sei mesi.

Amnesty International ha definito la legge “uno strumento di repressione” che minaccia la libertà di espressione e il diritto di riunione pacifica e di associazione.



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