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Ecco come i colossi delle tlc progettano le banche virtuali

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Sergio Luciano apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.

Ci siamo: lo Stato francese dà il via libera allo smantellamento del sistema bancario come l’abbiamo conosciuto finora. L’operatore telefonico Orange, infatti – controllato al 23% dal governo di Parigi, essendo nato sul ceppo della vecchia France Télécom – ha annunciato ufficialmente che intende lanciare a inizio 2016 una banca virtuale che funzionerà sui suoi telefonini. Lo farà in partnership con un operatore bancario, ovviamente. Ma la mina sotto gli equilibri tradizionali del sistema ha ormai la miccia accesa. «Sarà una banca al 100% digitale e fortemente innovativa», ha precisato il capo di Orange, Stèphane Richard: «Si potranno effettuare tutte le operazioni bancarie correnti e forse anche ottenere dei mutui».

Perché la notizia è di quelle «rivoluzionarie»? Perché nasce dalla constatazione che ormai l’85% dei servizi bancari non viene più erogato attraverso gli sportelli fisici delle filiali e che quindi, per le esigenze vere della clientela, il telefonino (o il computer) vanno più che bene. In questo modo, i costi crollano e i margini sempre più piccoli che l’attività creditizia genera risalgono. Con 27 milioni di clienti telefonici, la concorrenza che Orange potrà fare alle banche tradizionali sarà fortissima.

Ma attenzione: è solo l’inizio di un fenomeno. In Cina è già nata, con la benedizione governativa, la banca online Webank, «partorita» dal colosso del web Tencent. E si sa che da tempo sia Google che Facebook hanno nel cassetto il piano-banca.

Il denaro è un bene virtuale, come i contenuti giornalistici, musicali, cinematografici. E tutto ciò che non è un oggetto materiale è destinato a essere «fagocitato» dal web. Si tratta di gestire con gradualità e prudenza il fenomeno. Saranno capaci le autorità bancarie mondiali di garantire la transizione, proteggendo da brutti scherzi i risparmiatori e tutelando il diritto delle banche tradizionali a non essere costrette alla «macelleria sociale» e a non fallire a causa del «dumping» sui costi che faranno le banche on-line e telefoniche? I precedenti dimostrano purtroppo il contrario: che cioè le autorità hanno sempre inseguito l’innovazione, senza mai saperla precedere e modulare. Speriamo stavolta sia diverso. Una bella sfida per l’ultima fase della gestione di Draghi in Bce.

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