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Ecco cosa sta studiando la Germania per fermare l’ondata migratoria dai Balcani

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Il “corridoio balcanico” è tornato in questi giorni all’attenzione dei media internazionali per l’affusso dei profughi siriani in Europa, ma è da oltre due anni che una quota degli stessi cittadini dei Paesi dei Balcani occidentali (Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia, Montenegro e Serbia) fanno richiesta d’asilo nei paesi Ue. E la questione dei richiedenti asilo balcanici, che ingolfano sistemi d’accoglienza messi sotto pressione dall’afflusso di profughi dal Medio Oriente inizia ad irritare Austria e Germania. Che, assieme all’Unione europea, contano di poter presto dichiarare i Balcani occidentali come “paesi di origine sicuri”.

COSA SUCCEDE IN ALBANIA

Gli albanesi sono stati interessati da una nuova ondata di emigrazione. Nella scorsa primavera i media hanno dato risalto alle lunghe file alla stazione degli autobus di Pristina, in Kosovo, per mostrare come ogni giorno centinaia di persone cerchino di raggiungere la Germania e altri Paesi UE. E solo pochi mesi fa l’Albania ha sperimentato di nuovo una situazione simile al 1992: nella città costiera di Valona si è diffusa la voce che la Germania aveva concesso permessi di soggiorno e asilo politico a chiunque, e questa voce è bastata perché diverse centinaia di persone fossero pronte a lasciare immediatamente il Paese. Sembrava un revival degli anni ‘90. Tutti vogliono andare in Germania per richiedere asilo “politico” o “economico”.

I NUMERI CHE PREOCCUPANO I TEDESCHI 

Ufficialmente sono 30.000 i kosovari che hanno fatto domanda di asilo solo in Germania (per non parlare di altri paesi) da inizio anno, e non sono gli unici. Quest’anno la Germania ha visto l’arrivo anche di 5.514 macedoni, 11.642 serbi (il 90% dalla comunità rom), 29.353 albanesi e 2.425 montenegrini. Delle 196.000 persone che avevano presentato domanda di asilo in Germania alla fine di luglio, il 42 per cento provenivano dai Balcani occidentali.

I NODI BALCANICI

L’esodo mostra come le ferite delle guerre balcaniche non si sono ancora rimarginate. La Slovenia e Croazia sono ora membri dell’Unione europea, ma il Kosovo, dichiaratosi indipendente dalla Serbia nel 2008, ha gravi problemi di corruzione e disoccupazione. La Serbia è fortemente appesantita dalla questione irrisolta del Kosovo, ma anche da un’economia anemica che ha difficoltà a ripartire. Il sistema politico in Bosnia ed Erzegovina è in stagnazione profonda, 20 anni dopo la fine della guerra. E la Macedonia ha trascorso un decennio nelle sale d’attesa della UE e della NATO, grazie al veto della Grecia per via della disputa sul nome del paese.

I FATTORI DEL NUOVO ESODO

Le ragioni che hanno portato a questo nuovo esodo dai Balcani occidentali verso i paesi Ue sono molteplici: la mancanza di investimenti e di protezione sociale, la corruzione, la criminalità organizzata, l’elevata disoccupazione, povertà, frustrazione e rabbia. Un sondaggio condotto dalla fondazione tedesca Friedrich Ebert ha rilevato che quasi due terzi dei giovani tra i 14 e i 29 anni vogliono lasciare l’Albania, così come più della metà di quelli dello stesso gruppo di età dal Kosovo e Macedonia. Hanno perso ogni fiducia nelle loro giovani democrazie, e sognano una vita migliore, altrove.

GLI STRATAGEMMI DELLE RICHIESTE DI ASILO

La richiesta di asilo nei paesi Ue è uno stratagemma tattico, perché questo è l’unico modo per ottenere un permesso di soggiorno temporaneo. Ma quasi tutte le domande sono in ultima istanza negate. Nel 2014, solo lo 0,2 per cento di richiedenti asilo serbi sono stati riconosciuti come rifugiati, così come l’1,1 per cento dei kosovari e il 2,2 per cento degli albanesi. La Germania sta considerando di includere l’Albania, il Montenegro e il Kosovo nella lista di “paesi d’origine sicuri”, come sono già considerate la Serbia, la Macedonia e la Bosnia-Erzegovina.

I PAESI DI ORIGINE SICURI

In tal modo, le richieste d’asilo di cittadini di questi Paesi, per quanto sempre valutate individualmente, potranno essere trattate più velocemente, con la presunzione che siano infondate, tranne prova contraria. Anche la Commissione Europea si sta muovendo in questa direzione Il Commissario Ue Frans Timmermans ha detto martedì a Radio Europe 1 che un elenco europeo dei paesi in cui i diritti umani e civili dei cittadini sono garantiti potrebbe essere deciso dal fine anno, il che renderà difficile per i richiedenti asilo provenienti da quei paesi di dimostrare di essere a rischio di persecuzione a casa propria.

IL RAGIONAMENTO DI TIMMERMANS

“Per esempio, in Germania, ci sono un bel po’ di richiedenti asilo provenienti da paesi dei Balcani – paesi che sono candidati all’adesione all’Unione europea. Bisogna accordarsi per far tornare queste persone a casa, perché non hanno diritto all’asilo”, ha detto Timmermans.
I principali fattori di attrazione che determinano la scelta della Germania o altri paesi Ue sono di natura essenzialmente economica. I richiedenti asilo dai Balcani occidentali giungono in Europa nella speranza di migliorare la qualità della propria vita e la propria situazione economica.
L’esito positivo di alcune vicende individuali e la presenza di una diaspora preesistente funge spesso da catalizzatore.

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