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Ecco perché il governo deve varare subito il piano di riduzione fiscale

Anche se l’entrata in vigore partirà l’anno prossimo e sarà scaglionata nel tempo, probabilmente in un triennio, chiediamo al governo di varare subito l’annunciato piano di riduzione fiscale. Auspichiamo pertanto la presentazione di un disegno di legge già nel mese di settembre, o addirittura prima: in questo modo le promesse sarebbero più concrete e per le imprese italiane ci sarebbe tempo per una opportuna pianificazione dello sviluppo e degli investimenti. Se la presentazione del piano sarà invece rinviata, resteremo nell’alveo delle promesse, sempre difficili da mantenere.

Bisogna pure considerare che nel Documento di economia e finanza lo stesso governo ha previsto un incremento del peso delle tasse sulle aziende e sulle famiglie, in controtendenza netta rispetto ai successivi annunci del premier Matteo Renzi. Secondo i calcoli del Centro studi di Unimpresa, dal 2015 al 2019 le entrate tributarie dello Stato cresceranno costantemente e arriveranno fino agli 881 miliardi del 2019. Complessivamente nel prossimo quinquennio i contribuenti italiani dovranno versare nelle casse pubbliche 104,1 miliardi in più rispetto allo scorso anno (+13%). Sulle imposte dirette e indirette – principalmente Irpef, Ires e Iva – ci sarà una stretta da quasi 80 miliardi. E la pressione fiscale salirà oltre il 44%.

Il bilancio statale non sarà sforbiciato: le uscite cresceranno di quasi 38 miliardi (+4%) e sono stati sterilizzati gli investimenti pubblici, che resteranno stabili attorno ai 60 miliardi l’anno.

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