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A Expo si fa scienza passeggiando

La Ricerca ecologica di lungo termine (LTER) studia gli ecosistemi e le loro interazioni con le attività umane su scala pluridecennale, permettendo di comprendere la risposta ai cambiamenti globali.

Il 29 luglio a Expo 2015 si è svolto l’evento ‘Ecosistemi e biodiversità: la ricerca italiana al servizio dei cittadini’, grazie al quale, per la prima volta, la rete ‘LTER Italia’, che monitora l’evoluzione di importanti ecosistemi italiani, è stata messa a sistema con ‘LifeWatch’, un’infrastruttura virtuale che mette a disposizione di ricercatori e stakeholder operanti nella green e blue economy, strumenti e servizi ICT per la gestione e l’elaborazione avanzata dei dati sulla biodiversità.

L’obiettivo delle ricerche LTER è quindi osservare uno stesso ambiente naturale, terrestre o acquatico, per dieci, venti, cento anni, considerando gli organismi viventi, la loro biodiversità e la componente non vivente, come ad esempio l’aria, l’acqua, il suolo e i sedimenti. Questi studi consentono di ottenere informazioni essenziali sui processi ecologici, identificando le dinamiche naturali e i fattori di influenza su scala locale e globale (come il cambiamento climatico), che possono essere conseguenza dell’impatto di attività umane.

Durante l’incontro sono state presentate delle iniziative rivolte al grande pubblico. “Stiamo organizzando dei cammini, una sorta di via Francigena della ricerca sugli ecosistemi”, ha spiegato il coordinatore dell’evento Giorgio Matteucci dell’Istituto per i sistemi agricoli e forestali del mediterraneo (Isafom) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). “In Italia ci sono 70 siti, e stiamo creando percorsi da fare a piedi o in bicicletta, che possano essere proposti alla popolazione come occasioni per conoscere il nostro Paese. Le persone saranno anche coinvolte in iniziative di ‘citizen science’, durante le quali saranno chiamate a svolgere osservazioni e misure di analisi ambientale”.

Il prossimo appuntamento è per il 22 agosto all’Istituto scientifico Mosso dell’Università di Torino, sul Monte Rosa, per arrivare, tramite un percorso di 52 km a piedi, sul Lago Maggiore, a Verbania, il 28 agosto. “La strada per arrivare a coniugare l’aspetto tecnico-scientifico e quello divulgativo-turistico non è semplice, ma è tracciata e la seguiremo”, ha concluso Matteucci.


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