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I miei dubbi sulla teoria del gender

Il Sindaco di Venezia, ritirando dalle scuole i libri scolatici sulla teoria del gender, ha assunto un’iniziativa molto audace ma in definitiva aiuta a trovare una posizione equilibrata sui libri di testo che trattano di diversità di genere. I genitori è giusto che siano coinvolti in questa stagione dove il Ministero dell’Università e Ricerca in collaborazione con il Dipartimento di Pari Opportunità di Palazzo Chigi con la promozione e la gestione dell’Ufficio UNAR ( Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) ha immesso nel circuito scolastico e dunque tra le materie di insegnamento, libri di testo che hanno scatenato giustamente delle contrarietà.

Analizziamo bene e a fondo la questione degli strali contro i cosiddetti gender studies, e cioè tutto quel filone di studi che comprende la biologia, l’antropologia, la sociologia, la pedagogia, la bioetica e alla tradizionale divisione tra “maschi” e “femmine” oppone quella tra “sesso” e “genere“: il primo è costituito dal corredo genetico, il secondo è una costruzione culturale. In pratica, secondo i teorici, maschi e femmine si nasce mentre “uomini” e “donne” si diventa.

L’orientamento sessuale, quindi, non sarebbe definito dal sesso: le persone possono innamorarsi di una persona di sesso diverso, dello stesso sesso o di entrambi. Un approccio che ovviamente deve essere trattato con forti competenze ed equilibrio e lasciato in mano a personaggi e testi delicati e magari scientificamente e antropologicamente diversi apre una discussione sulla ormai adottata da alcune scuole i gender studies somministrati alle giovani generazioni.

Il dubbio sacrosanto e condiviso da chi scrive che ha ben pochissima stima dell’Unar e della compagine dei suoi adepti, è che se nei sistemi scolastici di diversi Paesi Ue questo approccio è stato adottato come strumento per contrastare le discriminazioni basate sulla razza, religione, etnia e anche sull’orientamento sessuale, la materia dei diritti della persona nell’accezione più ampia e completa, non può non essere concordata anche con le famiglie poiché la cosiddetta teoria del gender può trovare posto nei programmi scolastici a patto che rappresenti la realtà e non il pretesto per offrire una omosessualità o transessualità come generalizzata e alternativa alla eterosessualità che comunque è alla base della famiglia intesa come un uomo e una donna che generano figli.

Sicuramente l’Unione Europea e il Consiglio d’Europa in materia di lotta al bullismo omofobico, ha dettato delle priorità, in quanto una certa cultura e violenza la si registra soprattutto tra i giovani.

Siamo convinti che l’orientamento sessuale è un diritto umano e una libertà costituzionalmente riconosciuta, ancorché non in assoluto (non lo è in casi come la pedofilia, la necrofilia ,ecc) ed è fondamentale che lo sia. Ciascuno è giusto che modelli il proprio, sano, orientamento sessuale nel tempo, senza particolari e marcati imprinting. Ma da qua a destrutturare l’impronta biologica di ciascuno ce ne corre. Non sono contraria in assoluto alla introduzione della sensibilizzazione della diversità sessuale, ma sono assolutamente contraria alla introduzione di tale teoria come indicazione pedagogica dominante o prevalente e soprattutto lasciata in mano a persone incompetenti e fanatiche.

L’Unar per esempio ora, è gestito da dirigenti e funzionari che hanno posto come priorità e come scelta anche personale, la teoria del gender usando risorse del FSE con un silenzio assenso assordante, se non accondiscendente, di Palazzo Chigi, confondendo le politiche di Pari Opportunità e mettendo in ombra la questione femminile che rimane sempre invece “il problema”: molte donne discriminate sul lavoro e disoccupate, che subiscono violenze di ogni genere, bambine che non riescono a crescere nella prospettiva di un futuro di integrazione.

E’ demenziale e fuorviante imporre decaloghi e regole rigide stabilite da alcuni, ed è una grande scemenza continuare ad accusare la Chiesa di non accettare che vi possa essere la piena libertà delle persone omosessuali, e transessuali. E’ una boiata pazzesca continuare a blaterale che è in gioco il dominio politico della Chiesa nel sistema educativo nazionale, e dunque nella società italiana. La famiglia è comunque la realtà tradizionale e decostruirla è uno sbaglio enorme poiché non se ne sente la necessità e soprattutto questa ideologia del gender sta modellando pervicacemente la società del presente e del futuro e vuole diventare dominante culturalmente.

Per esperienza professionale ho verificato che questa ideologia, sviluppatasi da decenni, ha trovato fertile terreno di sviluppo nel contesto dei movimenti femministi, alla quale fan riferimento oramai da anni l’Onu e le sue agenzie, l’Oms, l’Unesco e la Commissione su Popolazione e Sviluppo ed è diventata il quadro di pensiero della Commissione di Bruxelles, del Parlamento europeo e dei vari Paesi membri dell’Ue, ispirando concretamente i legislatori dei Paesi comunitari in modo da ridefinire la coppia, il matrimonio, la filiazione, i rapporti tra uomini e donne. E’ giusto domandarsi se esista un diritto a diventare genitori o se il diritto genitoriale (diritto fondamentale della persona) sia limitato esclusivamente al diritto già insorto di potere essere e fare il genitore. Io penso che un tale diritto non possa spingersi sino a pretendere di divenire genitori.

Un indottrinamento a senso unico della teoria del gender può nuocere alla formazione di un bambino e di un adolescente, rendendo confusa la sua impronta biologica naturale. Sicuramente non significa necessariamente inseguire un principio di uguaglianza ma sopprimere lo stesso principio di uguaglianza, rende informi le persone e dunque le personalità, tutte uguali ed indistinguibili, ancorché poi presunte libere di manifestare la propria libertà e identità sessuale.

Credo che la parità (e dunque la piena uguaglianza) debba consumarsi nell’ambito della differenza tra i sessi o tra le diverse identità sessuali, riconoscendosi e rispettandosi l’un l’altro. La diversità è dunque un valore e non un disvalore. Un valore che va preservato perché la straordinaria ricchezza e varietà della vita è fondata sulla biodiversità, e dunque è modellata sul concetto stesso di diversità. Poi è mia convinzione che coinvolgere i genitori è fondamentale, partendo da un progetto scientificamente inattaccabile e non da testi opachi e insegnanti impreparati o peggio già orientati: le famiglie cristiane, cattoliche, laicamente aperte dovranno decidere sulla base delle loro responsabilità e comunque condivisa con la scuola.

Un fatto certo è che è necessario riprendere un discorso valoriale e contenutistico di tutta l’educazione alla sessualità e al rispetto della diversità nella famiglia e con la famiglia nella scuola senza delegare ad alcuni seguendo insieme il percorso di crescita dei nostri figli senza reali condizionamenti, per aprire loro alla speranza di essere protagonisti del loro futuro e delle scelte responsabili, consapevoli e libere.


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