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Silenzio, parla Kissinger

La figura di Henry Kissinger resta una delle più noti del secolo scorso nel campo della diplomazia e della geopolitica. Repubblicano, realista, assistente del presidente Nixon per la sicurezza nazionale, Segretario di Stato dal ’73 al ’77, grande stratega nelle relazioni internazionali e protagonista dei principali avvenimenti della seconda meta’ del 900. Dalla teoria della vietnamizzazione, ai negoziati per la limitazione delle armi strategiche (Salt1 e Salt2), dall’apertura alla Cina al supporto fornito a Israele nella guerra dello Yom Kippur contro Egitto e Siria. Per citarne alcuni.

In una recente intervista rilasciata a Jacob Heilbrunn, Kissinger ripercorre le principali tappe del suo mandato politico e analizza significati e prospettive di alcune delle situazioni attuali che compongono e preoccupano lo scenario internazionale, prima fra tutte la posizione della Russia e la crisi ucraina.

“A fine novembre 2013 incontrai Putin – racconta Kissinger -. Mi parlò di una serie di questioni e solo alla fine citò l’Ucraina come un problema economico che la Russia avrebbe gestito attraverso manovre tariffarie e prezzo del greggio”. Secondo Kissinger è stata l’Ue a compiere il primo errore. Innanzitutto per non aver compreso che Yanukovych non avrebbe mai potuto accettare alcune condizioni per l’avvicinamento all’Ue senza rischiare la rielezione. In secondo luogo per non aver capito che la Russia avrebbe interpretato l’avvicinamento non solo da un punto di vista economico. Il risultato fu disastroso: rigetto delle condizioni Ue da parte di Yanukovych, panico europeo e potenziamento di Putin.

LE RELAZIONI CON LA RUSSIA

Le relazioni con l’Ucraina, secondo Kissinger, devono essere risolte in un’ottica realista. Il rapporto con la Russia, ad esempio, non sarà mai quello tipico tra due Stati sovrani; soprattutto nella mente dei russi prevarrà sempre un carattere speciale che non può essere ignorato. La Germania, passata dal ruolo di potenza sconfitta dagli Alleati a grande realtà economica a livello globale, potrà avere un ruolo dal punto di vista economico e dell’ordine internazionale, ma non della sicurezza: troppo vicina al confine russo. Gli Usa possono invece contribuire a inserire l’Ucraina nel contesto globale.

LA QUESTIONE UCRAINA

Si dovrebbe esplorare la possibilità di attribuire ai territori che confinano con la Russia e le attuali frontiere Nato uno status di territori non militarizzati. “L’occidente esita a risanare la situazione della Grecia: di certo non è sulla strada per programmare un intervento unilaterale a favore dell’Ucraina. La crisi si sta tramutando in una tragedia perché causa di una generale confusione dell’ordine globale di lungo periodo, con conseguente urgente bisogno di restaurare l’identità del Paese. Personalmente sono sempre stato favorevole all’indipendenza di un’Ucraina caratterizzata dai suoi attuali confini. Ma quando si legge che unità musulmane stanno combattendo in nome dell’Ucraina, credo che il senso della proporzione sia andato completamente perso”.

IL RUOLO DELLA GERMANIA

E se la Germania non può avere un ruolo in termini di sicurezza dei confini est, Kissinger le riconosce la leadership per definire un processo di risanamento responsabile della situazione europea. “Nutro una certa simpatia per la posizione tedesca. Possono essere decisivi negli sviluppi attuali, ma hanno bisogno di comprendere meglio il contesto globale e noi potremmo contribuire a questo scopo”.

IL RAPPORTO CON LA CINA

Parlando del rapporto con la Cina Kissinger riconosce l’esistenza di un sinocentrismo e l’idea che la sfida con il Paese è una sfida di tipo culturale e non strategico – quale è quella con la Russia. Si tratta di capire come due nazioni con due culture cosi’ diverse possano collaborare in un ordine globale pacifico.

LE ESPERIENZE

Le esperienze e le situazioni vissute da Henry Kissinger, raccolte in una serie di libri da lui stesso scritti – l’ultimo dei quali intitolato Ordine globale, recentemente recensito sul mensile Formiche – lo hanno portato a capire che implicarsi in conflitti internazionali senza saperne descrivere anticipatamente le conclusioni e senza essere sicuri di poter raggiungere gli scopi e’ sostanzialmente disastroso. Un suggerimento prezioso se si pensa al caos dell’est Europa, ma anche a situazioni critiche come quella della Libia. “Ci rifiutiamo di apprendere dall’esperienza. Le decisioni attuali sono prese da persone senza il senso della storia” afferma Kissinger. “Le scuole non insegnano più la storia come una sequenza di eventi ma la trattano come una serie di tematiche sconnesse dal contesto”.


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