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La Camera ricorre contro la sentenza sul tetto stipendi

L’Ufficio di presidenza della Camera ha deciso all’unanimità di ricorrere contro la decisione della commissione giurisdizionale per i dipendenti che, con una sentenza notificata il 30 luglio, ha annullato l’articolo della delibera dell’Udp del 30 settembre 2014 con cui venivano stabiliti dei “sotto tetti” agli stipendi dei dipendenti di Montecitorio rispetto al tetto massimo di 240 mila euro lordi annui previsto per i consiglieri parlamentari (ovvero i funzionari più alti in grado).

Lo scorso anno si era deciso appunto di fissare un tetto massimo allo stipendio dei consiglieri parlamentari (240mila euro lordi annui) e dei sotto tetti fissati in proporzione per le altre fasce di dipendenti della Camera (tra cui documentaristi e commessi).

A seguito di questa decisione erano arrivati diversi ricorsi, accolti parzialmente ora dalla commissione giurisdizionale per i dipendenti che ha dato l’ok al tetto massimo ma ha bocciato i tetti intermedi sostenendo siano discriminatori perché non esistono in nessun’altra Pa e “lesivi delle aspirazioni di progressioni dei singoli dipendenti”.

In questo modo però, un consigliere parlamentare alla fine della carriera andrebbe a prendere 240mila euro, ovvero poco più di quanto prenderebbe un documentarista a fine carriera (237 mila euro lordi), ovvero un dipendente di un grado inferiore.

Tra l’altro, come ha fatto notare Marina Sereni (Pd) in Ufficio di presidenza, questa sentenza si scontra con quella emessa dal consiglio giurisdizionale del Senato che ha dichiarato illegittime le misure solo perché non c’è un limite temporale fissato ai tetti (e suggerito per il 2018).

Per tutti questi motivi l’ufficio di presidenza della Camera all’unanimità ha dato mandato all’amministrazione di proporre appello e di richiedere una sospensione degli effetti della sentenza, che avrebbe anche effetti sul bilancio della Camera. Il risparmio atteso di 60 milioni in 4 anni scenderebbe a 13 milioni di euro. La sentenza di appello dovrebbe arrivare alla ripresa dei lavori delle Camere, per evitare che la sentenza venga applicata. VIC

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