La nota di ieri: “Tutti a casa?” ha suscitato opposte reazioni tra coloro che l’hanno condivisa e quelli che, viceversa, hanno espresso netta contrarietà all’idea di un’apertura di credito alla proposta di Salvini di una tre giorni di opposizione al governo Renzi.
C’è chi, come Giuliano Cazzola, con una certa dose di ironia ha ricordato il precedente della ”settimana rossa” anarchico socialista, in un ben diverso e assai più complesso contesto socio politico (7-14 Giugno 1914) e chi ha, ancora una volta, sottolineato l’improponibilità di un accordo tra popolari e leghisti, temuto come il peggiore dei mali, anche rispetto a quello pur condiviso della situazione politica presente.
Ci sono, infine, quelli che a ogni proposta di iniziativa politica si rifugiano nel ricorrente “ben altrismo” che, quasi sempre, significa un rinvio a soluzioni e tempi indeterminati e, di fatto, alla conservazione dello status quo per quanto ritenuto negativo.
Non v’è dubbio che la delocalizzazione selvaggia, l’aumento del potere finanziario con il rovesciamento del principio del NOMA (Non Overlapping MAgisteria), la finanza che detta i fini e l’economia reale e, soprattutto, la politica in funzione subordinata e strumentale, insieme allo spostamento enorme dei rapporti di forza tra capitale e lavoro, precariato, riduzione dei diritti a tutti i livelli, sono i temi da cui si dovrebbe partire per costruire una seria proposta politica ispirata ai principi della dottrina sociale cristiana. Temi e proposte di soluzione sulle quali, peraltro, abbiamo cercato più volte di intervenire.
La politica italiana, tuttavia, ha raggiunto un livello talmente basso con una classe dirigente totalmente avulsa dalla realtà sociale e con la sovranità popolare di cui si è fatto strame, che è pressoché impossibile individuare interlocutori credibili, quasi tutti privi come sono di elementari e serie culture politiche di riferimento.
In ogni caso questo è il tempo e lo scenario in cui c’è dato di vivere e non possiamo farlo rincorrendo soli ricordi senza proposte e obiettivi concretamente perseguibili.
Oggi l’emergenza più seria che stiamo vivendo, accanto alle conseguenze sociali, economiche e finanziarie di cui ai condizionamenti sopra descritti, è quella dell’assenza dello Stato di diritto, venuto meno dopo che la corte costituzionale ha, di fatto, dichiarato il Parlamento espressione di una legge incostituzionale. Poco importa che, con una capriola giuridica incomprensibile, la stessa Corte nel suo dispositivo finale della sentenza abbia riconosciuto la validità degli atti delle due camere formate da “nominati” eletti illegittimamente. Si fa fatica, infatti, a condividere l’idea che da un organismo illegittimo possano derivare atti legittimi, dato che tutta la nostra cultura giuridica ci insegna che da organi illegittimi non possono che derivare atti nulli o annullabili.
Sta in quest’anomalia, tanto più grave perché sostenuta da una casta minoritaria contro gli interessi di molte componenti del secondo stato (“ i diversamente tutelati”) e “il terzo stato produttivo”, la questione delle questioni che dobbiamo affrontare, mentre, invece, tutto procede nell’assoluta indifferenza non solo dei partiti, che di tale anomalia sono gli attori interpreti, ma dei media e con un’opinione pubblica distratta, assente, e un elettorato che si rifugia nell’astensionismo elettorale….
In tale contesto prevalgono le posizioni populiste dei grillini e della Lega, da un lato, e quelle trasformiste indecenti che sostengono il governo farlocco di Renzi.
Noi popolari ancora frantumati, siamo ridotti alla sostanziale ininfluenza, con la stessa Chiesa divisa al suo interno, incapace, almeno a livello nazionale, di offrire indicazioni, non dico univoche, ma, almeno, non così palesemente contraddittorie tra i vertici e la base dei chierici nei territori.
La Lega, poi, non è solo Salvini. Da noi nel Veneto di Zaia e nella stessa Lombardia di Maroni, essa è composta da molti bravi amministratori locali che hanno occupato il ruolo che un tempo fu quello di molti nostri altrettanto solerti sindaci DC, la vera forza del consenso al nostro vecchio partito e oggi alla Lega.
Con Flavio Tosi, “leghista democristiano” espulso da Salvini e Zaia, noi ex DC e popolari veneti abbiamo avviato un percorso costruttivo che avvicina il suo movimento del FARE all’esperienza della CSU bavarese, mentre noi stessi puntiamo a un nuovo e positivo rapporto con CSU e CDU tedesca all’interno di un rinnovato PPE.
Obiettivo di fondo è quello da me più volte annunciato: la formazione di un nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE, da ricondurre ai valori originari dei padri fondatori.
Un progetto che deve coinvolgere non solo i cattolici, ma i laici cristianamente ispirati, e quanti, anche nella Lega, sono disponibili a concorrere con noi nel progetto.
Ecco perché a Novembre dovremo essere pronti con una nostra proposta politica, possibilmente unitaria, e far sentire la nostra voce autonoma e distinta da quella della Lega, ancorché sintonizzata nell’obiettivo di gridare alto e forte il nostro dissenso rispetto al governo farlocco e per chiedere un governo di garanzia democratica con il compito di portarci a elezioni anticipate e all’elezione di un’assemblea costituente, unica legittimata a votare le riforme istituzionali di cui l’Italia ha urgente necessità, contro i tentativi maldestri di rinnovare la costituzione da parte di un parlamento di nominati illegittimi e a colpi di voti di fiducia con il proposito di costruire mostri giuridici come quelli dell’Italicum (peggio della Legge Acerbo!) e della riforma del Senato da ridurre a bivacco romano di alcuni consiglieri regionali…..
Per tale obiettivo, come diceva Churchill, “ sono disposto a mettermi d’accordo anche con il diavolo”, e perché no, anche con Salvini, fatta salva la mia e nostra autonomia e identità politico culturale.
Ettore Bonalberti
www.alefpopolaritaliani.eu