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Profughi, caschi blu in Libia e nuova cooperazione. La ricetta di Tajani

Subito un’azione forte dell’Onu in Libia, quindi una nuova strategia europea nella cooperazione internazionale per contrastare il terrorismo islamico. E’ la ricetta di Antonio Tajani lanciata ieri dal palco del Meeting di Rimini durante l’incontro “Lo sviluppo economico, fattore di superamento del fondamentalismo religioso” al quale hanno preso parte, tra gli altri, il segretario generale del Ministero degli Affari Esteri, Michele Valensise, e il direttore della Rappresentanza italiana in Commissione europea, Lucio Battistotti.

CASCHI BLU IN LIBIA

Sull’onda di quanto dichiarato nei giorni scorsi dal presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, Tajani chiama in causa le Nazioni Unite. “Il problema dell’immigrazione clandestina e dello sbarco di profughi nelle cose del Mediterraneo va affrontato a un livello più alto – ragiona il vicepresidente del Parlamento europeo -. Non possiamo dare una risposta senza un intervento forte dell’Onu”. Ed è qui che occorre prendere il toro per le corna con “un intervento a breve termine”. “Oggi – continua l’esponente di Forza Italia – è improrogabile un intervento sotto le bandiere dell’Onu in Libia, così da avere il controllo della situazione e impedire che arrivino immigrati in Europa senza alcun controllo”. Per “evitare che il Mediterraneo continui a essere trasformato in un cimitero e che chi scappa da guerre e persecuzioni divenga schiavi dei trafficanti”, secondo Tajani “vanno organizzati campi profughi in Libia. Lo possono fare solo le Nazioni Unite, con il coinvolgimento dell’Italia, ma non basta nemmeno l’Europa”.

LA DIFESA DELLE ISTITUZIONI EUROPEE

Da ex commissario Ue e uomo che da una oltre 15 anni frequenta i palazzi di Bruxelles e Strasburgo, Tajani dal Meeting ci tiene anche a difendere quelle istituzioni europee spesso nel mirino degli attacchi pure dei suoi colleghi di partito. “Sull’immigrazione – dice – Commissione europea e Parlamento europeo si sono mossi con determinazione da sempre. Il problema è l’egoismo degli Stati membri che, non vivendo in prima persona il problema, pensano che sia una questione che riguarda solo l’Italia, Malta, la Grecia e la Spagna. Vi ricordate la risposta egoistica di Cameron sulla ripartizione delle quote proposta dalla Commissione Ue? Ebbene, questo egoismo ha provocato un peggioramento della situazione e oggi anche Francia e Gran Bretagna si trovano a dover fare i conti con il problema”.

UN NUOVO MODELLO COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

C’è però anche una politica a lungo termine che le istituzioni europee e gli Stati membri hanno il dovere di adottare. “Una politica della cooperazione internazionale – ragiona Tajani – differente da quella avuta in passato, dove i soldi dati all’Etiopia per infrastrutture finivano spesso nelle mani dei cinesi”. Ciò che va favorito è “lo sviluppo economico nei Paesi del Medio Oriente e dell’Africa da cui partono i migranti”, e questo perché “la crescita economica taglia l’erba sotto ai piedi dei mercanti dell’immigrazione e ai fondamentalisti”. L’Isis, spiega il vicepresidente del Parlamento europeo, “utilizza le difficoltà economiche per prosperare. Per raccogliere militanti nelle città in cui arriva realizza le infrastrutture e promette lavoro. Là dove manca lo Stato, arriva l’organizzazione criminale, proprio come è accaduto con la Mafia e la Camorra in Italia”. Per questo “favorire lo sviluppo economico aiuta a sconfiggere il fondamentalismo”.
La chiosa finale nell’intervento di Tajani riguarda il dialogo religioso tra i responsabili delle tre grandi fedi monoteiste, un dialogo da avviare in Europa nella speranza di poter contagiare anche Medio Oriente, Africa e Asia.



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