Il dossier per ora è slittato, confermano diversi partecipanti al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica riunitosi lunedì scorso. Tuttavia non è detto che il potenziamento dei radar chiesto dal presidente dell’Enac, Vito Riggio (nella foto a destra), sia stato archiviato, anzi.
LA PROPOSTA DI RIGGIO
I vertici dell’ente incaricato di regolamentare il settore dell’aviazione civile aveva posto la questione proprio in un’intervista a Formiche.net. Nella conversazione, il professore siciliano, già deputato Dc, aveva respinto le responsabilità attribuite ad Enac dal ministro dell’Interno guidato da Angelino Alfano in occasione del volo dell’elicottero durante il funerale di Vittorio Casamonica, sottolineando che sarebbe impossibile “una stretta sulla licenze di volo e una revisione delle stesse su larga scala”. Piuttosto, spiegava Riggio, la soluzione potrebbe passare da radar più potenti, utili “per individuare anche i velivoli più piccoli” ed evitare così non solo che la Città Eterna possa essere ancora teatro di un caso imbarazzante come quello delle discusse esequie, ma anche prevenire fenomeni di stampo criminoso e terroristico in vista di eventi di richiamo globale, come il prossimo Giubileo.
LA CONFERENZA DEL PREFETTO
La proposta di Riggio, ribadiscono alcuni diretti interessati, non è passata inosservata. Resta allora un dubbio. Come mai non se n’è discusso nel comitato del 24 agosto (come si evince non solo da “confessioni” informali, ma anche dall’assenza di riferimenti in conferenza stampa)?
LE RISORSE CHE SERVONO
Niente retroscenismi. Il nodo, spiegano i bene informati, è quello più ovvio: le risorse. Seppure apprezzabile e auspicabile, l’idea dell’Enac non è a costo zero. L’operazione richiederebbe infatti denaro aggiuntivo, ancora tutto da reperire. Forse, anche per questo, il prefetto di Roma, Franco Gabrielli (nella foto a sinistra), si è cautamente guardato dall’affrontare nello specifico il tema, almeno per ora. Se tuttavia queste condizioni venissero soddisfatte, le richieste di Riggio, trapela da fonti interne che hanno trovato spazio ieri su queste colonne, potrebbero rientrare nell’annunciata prossima direttiva che includerebbe un nuovo piano di controllo del territorio”. Un progetto illustrato per sommi capi due giorni fa dallo stesso Gabrielli durante la conferenza stampa al termine della riunione del comitato, ma di cui si conosce ancora poco.
LE MISURE ANNUNCIATE
Ad esempio si sa che “verrà creato un gruppo di raccordo permanente con il capo gabinetto della prefettura e della questura e rappresentanti di analogo livello dei carabinieri, corpo forestale, guardia di finanza, polizie locali”. Una task force che per Gabrielli avrà “la funzione in primis di definire un ranking di categorie di informazioni, per poi indirizzare alle parti terminali del sistema, competenti a prendere iniziative, le notizie che servono”, una sorta di intelligence interforze per replicare alle accuse di quelle forze politiche, del Copasir e degli osservatori che hanno lamentato delle pericolose falle nella sorveglianza. Questo ranking, “sarà da aggiornare di volta in volta, secondo situazioni e priorità determinate anche in base alla percezione dell’opinione pubblica”, ha aggiunto il prefetto di Roma, sottolineando che “il tema della percezione della sicurezza è fondamentale” e che il controllo del territorio “deve avvenire, per aree e non per obiettivi”, anche grazie “all’interconnessione tra sale operative di carabinieri e polizia”.
OBIETTIVO URGENTE
Misure che convincono gli esperti, che però auspicano anche che le richieste di Riggio – considerate fondamentali per garantire i più alti standard di sicurezza pubblica – non subiscano troppi ritardi. L’Italia è da mesi nel mirino dei terroristi sia nei fatti (come dimostrano i molteplici arresti di jihadisti organizzati o improvvisati) sia nei proclami (sono diversi i video dell’Isis che minacciano Roma e il Vaticano). Ecco perché farsi trovare pronti, rimarcano ancora gli addetti ai lavori, è oggi più che mai necessario.