I ripetuti attacchi di Matteo Salvini di questi giorni alla Cei, sono tanto volgari quanto fruttuosi, perché la visibilità sui mezzi di comunicazione e’ direttamente proporzionale al grado di estremismo.
Ciò significa innanzitutto che in queste invettive sussistono elementi di verità e di forte preoccupazione tra i cittadini, e che un facile populismo del capo leghista trova il principale assist nella debolezza delle politiche europee in tema d’immigrazione.
Ciò che ha fatto l’Italia fin qui, spesso in modo solitario e ispirata ad una storia secolare di solidarietà, è meritevole dell’assegnazione del premio Nobel per la pace, ma una politica ispirata soltanto alla speranza che “passi la nottata” non può durare.
Occorre, pertanto, interrompere, al di là del mediterraneo, il flusso migratorio epocale verso l’Europa, con le buone o con le cattive.
E’ necessario, infine, che il governo, nella sua collegialità, dopo l’operazione Triton passi ad una fase due in cui le linee d’intervento portanti siano il controllo delle coste libiche, i respingimenti ed i rimpatri.