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Come si scoraggia il risparmio

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori, pubblichiamo il commento di Marino Longoni uscito sul quotidiano Italia Oggi

Voluntary disclosure, bail in, credit crunch, fatca, black list, trust, grexit, default, spread, quantitative easing: i risparmiatori hanno dovuto, negli ultimi anni, prendere confidenza con una serie di termini, tutti rigorosamente in inglese e tutti in grado di evocare scenari piuttosto foschi. La lunga crisi economica che ha flagellato i paesi occidentali dal 2008 in poi ha infatti vanificato una serie di certezze consolidate da secoli. La prima era che ci fosse un luogo sicuro dove tenere i risparmi, al riparo da occhi indiscreti e al sicuro dalle grinfie del fisco, dei creditori, delle avversità economiche o finanziarie. Quei tempi sono finiti.

Uno degli effetti della crisi è stato infatti quello di spingere gli stati produttori di ricchezza a scardinare le protezioni fino ad allora accordate ai risparmi: protetti da questi scudi, un flusso sempre più ingente di liquidità trovava infatti il modo per eclissarsi ed evitare di pagare le imposte dovute.

Da qui la lotta sempre più convinta ai paradisi fiscali, l’abolizione del segreto bancario imposta anche ai paesi tradizionalmente cassaforte dei risparmi altrui, l’obbligo di trasmissione dei dati bancari all’anagrafe tributaria, la cooperazione tra gli stati per la lotta all’evasione e al riciclaggio, l’aumento dei poteri concessi agli organi della riscossione e ai diritti dei creditori (si pensi solo alla possibilità di pignoramento presso terzi), l’attenuazione della protezione offerta da istituti come il trust o il fondo di garanzia. Una recente direttiva europea, recepita anche in Italia, ha addirittura affermato il principio che, in caso di crisi bancaria, i risparmiatori, insieme ad azionisti ed obbligazionisti, potrebbero essere chiamati a intervenire per evitare il default.

Anche da un punto di vista politico e finanziario i rischi e le insicurezze sono enormemente aumentati: basti pensare che la moneta corrente, l’euro, è una costruzione da molti economisti ritenuta ormai insostenibile perché non può esistere una moneta senza che ci sia dietro uno Stato a garantirne la credibilità.

Insomma, i bastioni giuridici che proteggevano il risparmio sono stati abbattuti, rendendo ormai del tutto obsoleto l’articolo 47 della Costituzione (La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme).


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