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Come cambiano gli scali russi tra fusioni e privatizzazioni

Grandi movimenti sui cieli di Russia. Non stiamo parlando di nuove incursioni dei velivoli dell’Aeronautica della Federazione sul territorio europeo, ma della più tranquilla aviazione civile. Tranquilla si fa per dire, perché infrastrutture e compagnie aeree sono state interessate da importanti cambiamenti negli ultimi giorni.

Il più grande aeroporto russo, lo scalo moscovita di Sheremetyevo, finirà nelle mani di Arkady Rotenberg, amico di lunga data di Vladimir Putin e in gioventù compagno di tatami del presidente durante gli incontri di judo.

Secondo l’agenzia Reuters, a fine agosto Putin ha firmato un decreto attraverso il quale verrebbe attuata la privatizzazione dello scalo (lo Stato passerebbe dall’attuale 83% a non meno del 30%), il cui controllo finirebbe a Rotenberg e al collega miliardario Alexander Ponomarenko. Questo attraverso la società Tps Avia, la stessa che, come sottolinea il Moscow Times, nel 2013 ha vinto un contratto d’appalto per espandere l’aeroporto: un investimento da 565 milioni di euro da realizzare entro il 2018, quando in Russia si disputeranno i Mondiali di calcio.

Da gennaio a luglio di quest’anno dall’aeroporto Sheremetyevo sono transitati 17,8 milioni di passeggeri e lo scalo ha messo la freccia nei confronti del rivale Domodedovo, che ha toccato quota 17,4 milioni secondo i dati dell’agenzia AviaPort. Le infrastrutture russe dedicate al trasporto aereo civile e commerciale vanno quindi verso la privatizzazione. Anche perché il 1° agosto Putin ha firmato un decreto simile per consolidare la presenza statale nell’aeroporto di Vnukovo (il terzo della capitale con 9,3 milioni di passeggeri nei primi sette mesi dell’anno), che al termine di questo processo, come riporta il Moscow Times, sarà in mano agli uomini d’affari Andrei Skoch, Vitaly Vantsev e Vladimir Kozhevnikov. Domodedovo, invece, è già privatizzato ed è detenuto da Dmitry Kamenshchik.

L’aeroporto di Sheremetyevo è l’hub principale della compagnia di bandiera Aeroflot, che presto andrà a inglobare la seconda compagnia della Russia, Transaero, salvandola dal fallimento. La società a maggioranza pubblica, secondo quanto è emerso dagli incontri tra le aziende e il vice primo ministro Igor Shuvalov, rileverà il 75% delle quote della società in difficoltà per la cifra simbolica di un rublo, vale a dire poco più di un centesimo di euro. In questo modo Aeroflot diventerà quasi un monopolista: il gruppo Aeroflot controlla il 37% del mercato russo, mentre Transaero il 14,4%.

Transaero ha iniziato a operare nel 1991 e ha chiuso la prima metà del 2015 con 5,7 milioni di passeggeri trasportati rispetto ai 10,9 della compagnia di bandiera. La crisi, il taglio sui viaggi fatto dai russi, la svalutazione del rublo hanno aggravato la già difficile situazione di Transaero che, nonostante le garanzie messe dallo Stato, non si è risollevata dalle secche.

Il quotidiano Vedemosti riferisce che nella prossima riunione il consiglio di amministrazione di Aeroflot dovrebbe dare il via libera all’acquisizione di Transaero, il cui debito a fine 2014 era pari a 64,8 miliardi di rubli (864 mln euro). Dopo l’acquisizione partirà la ristrutturazione del debito. «Nell’interesse dello sviluppo dell’aviazione commerciale e della creazione di uno dei più grandi gruppi fra le compagnie aeree mondiali», si legge in una nota sul sito della Transaero, «la Commissione intergovernativa sul trasporto aereo ha approvato l’acquisizione di Transaero Airlines da parte del gruppo Aeroflot. Gli azionisti di Transaero Airlines ritengono che questo provvedimento servirà gli interessi dei passeggeri, del personale e dei partner della compagnia aerea».


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