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Cirinnà si calmi, tutti vogliono una buona legge sui diritti e le unioni civili

Torna a settembre la discussione sulla proposta di legge portata avanti con prepotenza dalla Senatrice PD Cirinnà, soprannominata Irinni. Cirinnà si deve dare una calmata: la sua intolleranza è molesta e sicuramente anti/democratica. Il Testo del ddl infatti è volutamente ambiguo e ipocrita su due versanti: il vulnus più importante di questo provvedimento è l’apertura alla step child adoption che crea molti problemi e, non ultimo, l’utero in affitto.

L’altra questione è che la formulazione giuridica di coppia è fantazziosamente matrimonialistica poiché la possibilità di adozione automatica è riconosciuta e giurisprudenzialmente, con i derivati che ne conseguono sul versante dei diritti e dei doveri e dei costi.

Tutto costruito come forzatura sull’appello della Unione Europea sulla necessità di normare e ordinare le unioni civili dei conviventi dunque giustamente anche delle coppie omosessuali, senza però mai avanzare- la Ue- la questione adozione su cui il ddl invece è anacronistico perché comunque spalanca la porta all’adozione del figlio biologico del compagno avuto precedentemente come se questa fosse la generalità delle situazioni.

Invero la realtà è nei numeri modestissima ma l’intento di tirare la volata alla prassi mercantile dell’utero in affitto è l’obiettivo. Infatti l’unica possibilità per una coppia di uomini ha per procreare è appunto comprarsi un utero. l’unione e comunque il matrimonio tra un uomo e una donna è incardinata su una relazione affettiva naturale che procrea e dunque anche la pensione di reversibilità pensata per sostenere il figlio o chi dei due genitori sopravvive, per sostenersi con i versamenti e dunque il diritto alla pensione, esula dai diritti universali civilistici come l’assistenza, l’eredità e dunque la casa.

Monica Cirinnà si calmi e il PD la fermi nel suo delirio di vittoria integralista della formazione sociale anacronistica: si riconosca il reciproco riconoscimento dei doveri materiali e morali tra conviventi e la guerra sul ddl finisce, portandoci a casa una legge equilibrata. Ma non l’ambiguità sul tema che sta ancora lacerando la società italiana con vere e proprie blasfemie carsiche destinate ad essere terreno di scontro.

Vediamo quali questioni e su cosa ci tocca combattere l’ignoranza. La prima è relativa alla definizione ambigua di gender. Vero è che a livello europeo fino a non molto tempo fa quando si parlava di questo tema, si intendeva e lo troviamo evidentemente anche in EUROPA 2020, la disparità che ancora esiste tra uomini e donne nell’accesso alla sanità, all’educazione, al mondo del lavoro, a una retribuzione paritaria, alla rappresentanza politica e istituzionale. Poi anche ben poco silenziosamente dal 1995 (tant’è che gli studi sul gender anche in Italia all’Università di Milano si festeggiano i 20 anni di questa teoria invero non dominante), cominciano a proliferare Questioni, ovviamente in cui la sessualità ha attinenza. Eccome.

Dunque non si è automaticamente detrattori della Riforma della Scuola comunque discutibile, se si eccepisce l’art 16, poiché siamo sufficientemente intelligenti da capire che una nuova modalità di pensiero del genere, della sessualità, del corpo e del linguaggio, probabilmente sarà materia di insegnamento scolastico. Una volta valeva il concetto e la regola nel dire che se si è di un sesso non lo si è di un altro, inteso come effetto di un processo storico in cui l’identità si costruisce naturalmente.

Oggi invece la questione assume un concetto antropologico diverso da parte di teorie altre, e addirittura si teorizza con tanto di dichiarazioni di attrici cantanti famosi il gender flex passando da una eterosessualità ad una omosessualità ricorrentemente così come è se vi pare. Or dunque nel Testo della legge 13 luglio 2015, n.107, il termine genere compare appunto all’articolo 16: “Il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità dei sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni”. Poiché le discriminazioni, il bullismo e la violenza di genere non è stata sufficientemente combattuta tant’è che domina ancora nella società, si insegna alle nuove generazioni anche la teoria del gender.

Ma non si è in grado di insegnare a scuola l’educazione sessuale, la lotta al bullismo e all’assassinio delle donne, pensiamo sul serio di inculcare ai nostri giovani l’educazione antibiologica, facendola passare come educazione alla diversità’ meschina e brutale la questione. L’iter dell’educazione di genere ha comunque delle ripercussioni deliranti.

Il 30 luglio in Commissione Giustizia al Senato è andata in scena una commedia vergognosa. Un senatore della minoranza ha presentato un ordine del giorno nel quale si legge, tra l’altro, che «il Senato impegna il Governo a non violare i due diritti fondamentali riconosciuti, garantiti e tutelati dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, i propri valori religiosi nell’educazione, e il diritto di priorità dei genitori nella scelta di educazione da impartire ai propri figli (artt. 18 e 26); a garantire e tutelare il diritto dei genitori ad educare i propri figli».

E’ una affermazione che non si può non condividere. Cirinnà e la sua corte in Commissione bocciano inviperiti l’odg con la motivazione delirante che “Così come formulato, esso avrebbe potuto insinuare il dubbio che lo stesso governo avesse intenzione di violare i diritti fondamentali dell’uomo.”

Il gruppo integralista pretestuoso portandosi dietro altri soggetti confusi, colpisce ancora. Tutto tranne che democratico: un voto che nasce da una lucida e deliberata volontà sull’onda della deriva totalitaria in cui versa la nostra Italia,una dittatura del pensiero unico sul quale Francesco ci ha allertati.

L’altra questione che mi piace affrontare è l’accusa anche ridicola dell’irresistibile ascesa di un’invenzione retorica vaticana contro la denaturalizzazione dell’ordine sessuale. Ecco gli ammazzapreti che insorgono con il loro insaziabile livore anticlericale. Secondo alcuni signori e signore, il Vaticano si accorge che esistono i Gender Studies, le cui acquisizioni sono pericolose per il mantenimento della sua autorità sulle persone. E accusano una pubblicazione vaticana: Lexicon. Termini ambigui e discussi su famiglia, vita e questioni etiche (2003) , di descrivere il termine “gender”, come un bel mix di marxismo, estremismo femminista e perversione gay.

Peccato però che a questi signori e signore si può ricordare che chi studia e opera, anche in virtù dell’insegnamento del Vangelo, e non solo, è portatore di una un’evoluzione culturale che ha introdotto maggiore uguaglianza sociale tra generi (uomini e donne) e tra categorie sessuali diverse, senza pruderie . I diritti civili, le pari opportunità sul lavoro e sulla maternità e genitorialità, hanno migliorato il patrimonio dei diritti della persona e maggiore equità sociale per tutti.

Quindi non c’è nessun pretesto di dominio clericale e basta leggere gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa: nessuno, tanto meno gli educatori, si oppone al fatto che uomini e donne siano uguali e tutte le persone hanno uguali diritti e si produce maggiore democrazia se si studia la verità biologica e non trasfigurata e l’educazione a scuola è impostata sul rispetto reciproco e soprattutto sulla verità scientifica e non trasformista.


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