Parigi ha ospitato il secondo incontro informale tra i ministri e i funzionari che a dicembre si riuniranno nella capitale francese per la 21esima Conferenza delle parti (Cop21) durante la quale verranno discussi gli impegni e le modalità di azione per affrontare a livello globale il cambiamento climatico. Il primo incontro informale si era svolto a luglio.
Nella riunione che si è conclusa ieri i 57 ministri e funzionari partecipanti hanno discusso di trasferimenti tecnologici, potenziamento delle capacità, adattamento e meccanismo del loss&damage derivante dal cambiamento climatico.
Particolare attenzione è stata dedicata alla questione dei finanziamenti, ritenuti cruciali per affrontare in modo efficace il cambiamento climatico e prevenire l’aumento della temperatura terrestre. Come noto, tra gli elementi di ostacolo a un accordo globale c’è la difficoltà da parte dei Paesi più poveri – nonché i più colpiti dal cambiamento climatico – di rispondere con azioni ad hoc.
Su Economic Times si legge che Laurence Tubiana, rappresentante speciale per il summit sul clima di Parigi, ha affermato: “Per quanto riguarda il lato dei finanziamenti, spero che saremo in grado di garantire abbastanza chiarezza. Trasparenza e affidabilità sono concetti importanti quando si parla di finanziamenti”.
Sul tema sono tornati anche i 18 Paesi che nel 2009 a Copenhagen si sono impegnati per raccogliere entro il 2020 $100 miliardi di dollari da destinare ai Paesi in via di sviluppo per aiutarli a contrastare il cambiamento climatico.
Finanz Nachrichten riporta che Stati Uniti e Svizzera hanno ospitato l’incontro dei 18 funzionari rappresentanti dei rispettivi Paesi. Il segretario di Stato degli Stati Uniti John Kerry ha dichiarato: “I nostri Paesi stanno lavorando insieme per raggiungere quegli obiettivi che il presidente Barack Obama e altri capi di Stato hanno individuato circa sei anni fa a Copenhagen: mobilitare $100 miliardi di risorse pubbliche e private entro il 2020 per aiutare i pvs ad affrontare le cause e gli impatti del cambiamento climatico”.
Su AFP vengono riportate le partole di Janos Pasztor, assistente del segretario delle Nazioni Unite per il clima, secondo il quale “la questione del finanziamento è assolutamente cruciale, ma $100 miliardi non è molto se vogliamo condurre il mondo verso un futuro no-carbon. Per questo obiettivo dovremmo mettere in campo trilioni di dollari, la maggior parte dei quali provenienti dal settore privato”.
Nel documento conclusivo dell’incontro tra i 18 Paesi impegnati nell’obiettivo dei $100 miliardi si apprende che i finanziamenti verdi stanno aumentando a un ritmo crescente: “Abbiamo rispettato il nostro impegno per un finanziamento rapido da raggiungere entro il 2010-2012. Nel 2014 insieme ad altri Paesi abbiamo fornito importanti risorse al Fondo verde per il clima (Green climate fund) che permette una mobilitazione iniziale superiore ai $10 miliardi. Ora attendiamo l’approvazione dei primi progetti finanziati con il Gcf che avverrà entro la fine dell’anno”.
Durante le discussioni si è dedicata molta attenzione alla necessità di maggiore trasparenza e quindi alla metodologia utilizzata per raccogliere e registrare gli impegni finanziari provenienti dal settore pubblico e privato dei 18 Paesi coinvolti. I principi che guidano questa azione sono chiariti nel documento: “Solo i finanziamenti mobilitati dai Paesi sviluppati saranno conteggiati nel raggiungimento dell’obiettivo di $100 miliardi; in caso di molteplici attori coinvolti in un unico finanziamento, in fase di monitoraggio la somma sarà contata una sola volta; il nostro quadro normativo e informativo ha l’obiettivo di incoraggiare e incentivare un uso efficace dei finanziamenti per il clima. Nel conteggio dei fondi privati mobilitati per la causa, intendiamo valutare ogni singola attività e il nesso causale a essi collegato. Inoltre – continua il documento – i nostri governi prenderanno in considerazione solo la mobilitazione privata dei nosri Paesi, escludendo dal conteggio la quota di finanziamento privato che proviene dai pvs”.
I 18 Paesi impegnati in questo obiettivo sono: Australia, Belgio, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Giappone, Lussemburgo, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Polonia, Svezia, Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti e la Commissione Europea.