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L’Europa vuole combattere le violazioni digitali?

La Commissione Europea ha lanciato oggi un’articolata consultazione sul ruolo sociale ed economico delle piattaforme online, la trasparenza, le condizioni d’uso, le procedure di valutazione e recensione, l’utilizzo delle informazioni da parte delle piattaforme, le relazioni tra le piattaforme ed i loro fornitori, le condizioni applicate per il passaggio tra servizi comparabili offerti dalle piattaforme; il ruolo degli intermediari online nell’affrontare i contenuti illeciti su Internet.

La consultazione fa parte della strategia della Commissione per il Digital Single Market, annunciata lo scorso 6 maggio, e raccoglierà anche input sui dati, la libera circolazione di dati, il cloud e l’economia collaborativa.

Nel contesto di tale consultazione, utile per le future iniziative legislative comunitarie, un tema molto rilevante riguarderà la cooperazione degli intermediari nel contrasto agli illeciti in Rete.
Una questione di non poco conto data l’enorme rilevanza che i gatekeeper digitali hanno assunto nell’economia di internet.

Molti di questi sono peraltro evoluti da semplici intermediari passivi, ai sensi della Direttiva sul commercio elettronico, a veri e propri player di primo piano nella messa a disposizione, ad esempio, di contenuti online.

Nell’ambito delle normative comunitarie riguardanti il ruolo delle piattaforme era stato sviluppato un impianto bilanciato basato sul sistema noto come “notice and take down”, ove il titolare dei diritti era tenuto a considerare la cosiddetta regola del “safe harbour” nel richiedere l’intervento di un service provider per la rimozione di contenuti illeciti ospitati sulla piattaforma.

Ora è evidente che lo scenario è radicalmente cambiato. Una norma disegnata con riferimento ad intermediari realmente neutrali e passivi come erano buona parte dei servizi alla fine degli anni novanta non è più accettabile. L’assenza di un obbligo di monitoraggio era evidentemente connessa a piattaforme che non intervenivano sul contenuto.

Nell’attuale sistema, dove giustamente la Commissione EU cerca di ottenere nuovi contributi con la consultazione appena promossa, molte piattaforme sono attivamente coinvolte nella messa a disposizione dei contenuti e va sicuramente fatto un passo in avanti rispetto ad una situazione dove l’onere di contrastare gli illeciti e l’individuazione dei contenuti illegali ricade interamente sui titolari dei diritti.

In capo a questi ultimi ricadono infatti costi enormi per l’individuazione di milioni di opere illegali e l’invio di notifiche per la rimozione, con il risultato di rinvenire lo stesso contenuto su una nuova URL poco dopo.

E’ evidente a questo punto che una nuova ipotetica regola comunitaria dovrebbe prevedere non solo il chiarimento necessario su quali siano i veri intermediari neutrali e passivi, primo importante passo nel delimitare le responsabilità delle piattaforme, e, in secondo luogo, si dovrebbe prevedere un meccanismo cosiddetto di notice and stay down, ovvero quando hosting provider riceve una notifica dal titolare del diritto relativo ad opera protetta da diritto d’autore, il fornitore deve, senza la necessità di un ordine del tribunale, prendere misure per assicurare che (a) tutte le copie di quel l’opera (indipendentemente da quale URL collegamento è associato con loro) vengano rimosse e (b) che ulteriori copie della stessa opera non vengano caricate in futuro.

E’ fondamentale che questa sorta di duty of care, di normale diligenza, coinvolga operatori che fino ad oggi hanno goduto di una esagerata posizione favorevole rispetto, ad esempio, all’attività illegale svolta dai propri utenti.

Il futuro del mercato digitale in Europa, ed in Italia, che appare sempre più strategico per il settore dei media, non può restare ancorato a normative concepite negli anni Novanta.

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