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Apple, Google, Facebook, ecco come i big della Rete difendono la crittografia

Da diversi mesi negli Usa è aperto un forte dibattito sulla crittografia, il cui sviluppo finirà per influenzare inevitabilmente la riservatezza delle nostre comunicazioni.

CHI VUOLE LA CRITTOGRAFIA E CHI NO

Da un lato c’è l’Fbi che chiede di aver un passepartout per poter superare le barriere crittografiche che al momento le impediscono di accedere ad alcune tipologie di dati, rallentando il processo di decodifica al punto tale da impedire la raccolta di massa di questo genere di informazioni a fini di indagine. Dall’altro lato ci sono le più grandi aziende informatiche del mondo (Apple, Google, Microsoft, Facebook giusto per citarne qualcuna) che si oppongono ad una legge che obblighi loro a lasciare delle porte aperte a beneficio dell’Fbi.

IL DOCUMENTO DELLA CASA BIANCA

Senza entrare nel merito delle ragioni dell’una e dell’altra parte (di cui si è ampiamente discusso in questi mesi), è interessante leggere un documento trapelato anonimamente e pubblicato sul Washington Post da cui si evince che la Casa Bianca avrebbe in mente una soluzione di questo tipo: l’amministrazione avrebbe promesso di non spingere nessuna legge che costringe le aziende tecnologiche a indebolire la crittografia su richiesta del Fbi, incoraggiandole ad installare volontariamente backdoor nei loro prodotti.

SALVARE CAPRA E CAVOLI

Questo tipo d’intesa potrebbe mettere d’accordo ambo le parti. Le industrie informatiche non vogliono una legge ad hoc, ma la volontà di scegliere; mentre l’Fbi spinge fortemente per avere una corsia preferenziale per motivi di sicurezza nazionale.

LEGGE IMPROBABILE

Secondo il documento trapelato, inoltre, la Casa Bianca riconosce tuttavia che “pochi”, nel settore della tecnologia, trovano in fondo credibile la minaccia di una normativa che li costringa ad aggiungere backdoor. È improbabile, sostengono gli esperti, che il Congresso proponga una soluzione legislativa sul dibattito sulla crittografia, anche a causa dell’ostilità di molti giuristi.

LE DICIHIARAZIONI

L’Fbi non la pensa così e ha iniziato a lamentarsi da quando Apple ha deciso di attivare la cifratura per default sugli iPhone, rendendo quasi impossibile per i poliziotti sbloccarla. In una lettera inviata a maggio scorso al presidente Barack Obama, Facebook, Google, Apple e Microsoft, tra gli altri, hanno scritto che l’introduzione di backdoor renderebbe i prodotti meno sicuri e “minaccerebbe i diritti umani e la sicurezza delle informazioni in tutto il mondo”.



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