Come fa notare Ethan Harris di Bank of America, nei cinque anni passati negli Stati Uniti c’è stata una sistematica sopravvalutazione delle prospettive di crescita, regolarmente deluse a consuntivo, ma ora si sta passando all’eccesso opposto. La Fed alzerà i tassi anche più di quanto il mercato si aspetti ma questo non fermerà il treno in corsa dell’economia, che crescerà sopra il potenziale anche nel 2016. La forza dei consumi, dell’immobiliare e dei servizi bilancerà la decelerazione del manifatturiero. Crescere sopra il potenziale non significa rovinare il motore ma fare risalire l’inflazione che l’anno prossimo, verosimilmente, raggiungerà e forse supererà il 2 per cento.
Anche gli ultimi dati europei confermano che l’accelerazione impressa dal Quantitative easing non è stata effimera e lasciano tuttora sperare ragionevolmente che il 2016 sia ancora migliore. Quanto agli sviluppi recenti nel settore automobilistico, alcuni ne hanno approfittato per prospettare la fine del diesel, la crisi dell’intero settore, l’arresto dello sviluppo della Germania e quindi dell’Europa e del mondo.
Altri hanno ricordato il recente caso di General Motors, multata per un solo miliardo per un problema anche più grave di quello attribuito a Volkswagen. Onestamente ci pare presto per valutare le implicazioni dello scandalo, che saranno più probabilmente rilevanti per gli utili del settore che per le vendite finali.
Nel complesso, quindi, abbiamo a oggi Europa e America in salute, una Cina in affanno ma ancora in crescita, un Giappone che cercherà di fare ripartire l’Abenomics in crisi e la maggioranza dei paesi emergenti in difficoltà piuttosto serie. Ricordiamo che l’Europa (e non la Cina come spesso si dice) è la seconda economia del mondo e che quindi sono le prime due economie ad andare bene. L’onere della prova, al momento, spetta dunque a chi paventa una recessione. Questo non significa che per le borse si profilino mesi particolarmente brillanti.
Privo del sostegno esplicito delle banche centrali (anche se il rinvio del rialzo dei tassi da parte della Fed segnala che c’è ancora molta attenzione all’andamento dei mercati) l’azionario dovrà trovare un suo equilibrio tra una crescita che continua e un’inflazione che risale. Quanto ai bond, ovvi beneficiari (con l’eccezione dei crediti) di qualsiasi rallentamento, la penalizzazione dei corsi in caso di tenuta della crescita e ripresa dell’inflazione sarà contenuta dal fatto che i tassi reali diventeranno probabilmente ancora più negativi.
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