Ancora una volta i tassi sui fed funds sono rimasti fermi. Il FOMC registra l’ulteriore miglioramento del mercato del lavoro e i nuovi passi avanti sulla strada della riduzione delle risorse inutilizzate, ma ritiene sempre “appropriato” per i tassi il range fra 0 e 0,25%.
Ancora una volta si ripete che è probabile che il primo rialzo avvenga entro fine anno. Ancora una volta le proiezioni di disoccupazione e inflazione sono riviste all’ingiù. E ancora una volta la stima del tasso di disoccupazione di più lungo termine è più bassa.
Anche se tutto quello che emerge dalla riunione ha un sapore di déjà vu, ci sono molte novità rilevanti per lo scenario della politica monetaria della Fed.
Riassumiamo i messaggi principali:
1) l’economia USA è vicina al pieno impiego;
2) l’inflazione subisce una nuova battuta d’arresto per fattori esogeni (cambio e prezzo del petrolio) che ritardano il ritorno verso il 2%;
3) le economie mondiali sono strettamente connesse fra loro e gli sviluppi esteri sono rilevanti per lo scenario americano;
4) la recente turbolenza dei mercati è letta come un segnale di significativo stress per i paesi emergenti e per i produttori di materie prime, pertanto ha possibili impatti sulla crescita USA;
5) nel giro di qualche mese si dovrebbero avere maggiori informazioni sull’evoluzione dei rischi e, nello scenario centrale, si potrà iniziare la normalizzazione della politica monetaria, da attuare con grande cautela;
6) tutte le riunioni sono “vive” per un rialzo, anche se non hanno conferenza stampa: la saga dell’attesa si riproporrà già fra 6 settimane.