Eni ha trovato la mecca, ma forse non basta. La società italiana dell’oil ha scoperto di recente un giacimento supergiant nell’offshore egiziano del Mediterraneo, presso il prospetto esplorativo Zohr. Ben 850 miliardi di metri cubi di gas, equivalenti a 5,5 miliardi di barili di petrolio: una fonte che potrebbe soddisfare molta domanda energetica dall’Europa e quasi interamente quella egiziana. Ovviamente il titolo è schizzato in Borsa nei giorni successivi alla scoperta di fine agosto. Ma che ne pensano gli analisti? Si tratta davvero di una novità che può cambiare le sorti della major italiana del petrolio in un momento in cui il greggio staziona sui minimi?
UNA SCOPERTA CHE VALE FINO A MILIARDI
“Il pozzo Zohr nel blocco Shorouk si trova a circa 200 km a nord di Port Said e ha incontrato circa 630 metri di colonna di idrocarburi – spiega Massimo Bonisoli, analista di Equita, giudizio hold e target price a 17 euro su Eni – Il giacimento è situato a 1.450 metri di profondità d’acqua per un totale di profondità complessiva di oltre 4,000 metri. Eni svolgerà le attività di delineazione del giacimento per assicurare lo sviluppo accelerato della scoperta sfruttando le infrastrutture esistenti. Riteniamo che la scoperta abbia un valore significativo per En data la vicinanza con le infrastrutture esistenti (delta del Nilo), e la prossimità dei mercati di sbocco, sia quello egiziano che quello europeo. In assenza di ulteriori dettagli (prezzi di vendita in Egitto, possibilità di export del gas) assegneremmo il valore di almeno un dollaro per barile equivalente alla scoperta, più bassa dei finding cost in quanto gas, a circa 3,8 miliardi di euro”. Il gas di Zohr non presenta CO2 e nemmeno zolfo, come quello mozambicano. “Per questo – continua Bonisoli – il valore del giacimento per boe può essere più elevato di quello in Mozambico. A questo si aggiunga che il time to market sarà molto rapido. A dicembre il cda di Eni potrebbe già approvare il progetto. I costi di sviluppo dovrebbero risultare al di sotto dei 10 miliardi di dollari, un numero che potrebbe sembrare elevato in senso assoluto, ma invece molto contenuto considerando il costo unitario per barile. La produzione dovrebbe già partire nel 2017 e al picco assestarsi a 30-35 miliardi di metro cubi all`anno – la domanda domestica egiziana è pari a 46 miliardi”.
MA PER GLI ANALISTI IL TITOLO RESTA HOLD
Per l’amministratore delegato Claudio Descalzi la stima di risorse di Zohr in Egitto di 850 miliardi di metri cubi ovvero 5,5 miliardi di barili equivalenti, è conservativa. Eni intanto è alla ricerca di un giacimento oil/condensati adiacente a quello di gas appena scoperto. Il che dovrebbe aggiungere ulteriore valore. Il valore del giacimento si colloca, anche secondo Bank of America-Merrill Lynch, tra 2 e 5 miliardi di dollari (3,5%-7% della capitalizzazione di mercato), che ha confermato buy con target price a 20 euro.
PROBABILI NUOVE SCOPERTE NEI PARAGGI DI ZOHR
Valori che non tengono conto della possibilità di aumentare la dimensione della scoperta che, secondo Mediobanca Securities “sembra essere enorme, come è successo con il Mozambico. La scoperta contribuirà alla fornitura egiziana per decenni e dovrebbe essere sufficiente a coprire un sacco del gap energetico dell’Egitto”. Per Mediobanca il titolo resta però neutral con prezzo obiettivo di 16,9. “La scoperta è di estrema importanza, grazie a una dimensione che ammonta al 55% delle riserve scoperte negli ultimi 10 anni: 10 miliardi di barili, di cui solo 300 milioni negli ultimi 6 mesi”, scrivono gli analisti di Icbpi, secondo cui i prezzi del gas ai minimi di due anni non diminuiscono i benefici per Eni che grazie a questo giacimento vedrà “alleggerita la pressione sul titolo indotta dalla debolezza del greggio”.
MA CI SONO ANCORA ELEMENTI DI RISCHI PER ENI
Il coro degli analisti non è unanime e c’è anche chi avanza dei dubbi. “Il titolo tratta a sconto rispetto al settore – scrive l’analista di Nomura – se Descalzi sviluppa il suo piano quadrenniale da marzo e continua a condurre esplorazioni di successo come quella egiziana, lo sconto può chiudersi. Quello che temiamo è che la strategia di Eni sia difficile da portare a termine con un prezzo del petrolio così basso a lungo: Eni ha elevati interessi nelle recenti scoperte in Gabon (Nyonie Deep 100%) e in Congo (Nene Marine 83%), ma sospettiamo che non venda a questi livelli di prezzi mentre siamo scettici circa l’appetito per la quota in Mozambico, circa il 50% in Mamba e Coral). Inoltre deconsolidare il debito di Saipem avrà un costo, che stimiamo si riversi sul debito di Eni che ammonterà nel 2015 a 10,5 miliardi; infine lo spazio di manovra per bilanciare il cash flow è limitato visto che la società ha già limato il dividendo a 0,8 euro per azione e la vendita di Galp e Snam, pur essendo un elemento positivo, si sarebbe dovuta completare prima”.