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È il momento di tagliare le tasse. Cominciamo da imprese e famiglie?

Molti italiani hanno investito sulla casa i risparmi di una vita. Anche io ho fatto lo stesso e se Matteo Renzi toglie Imu e Tasi risparmio un sacco di soldi. L’abolizione della tassa sulla casa è, in Italia, estremamente popolare. Già una volta su questa promessa, poi mantenuta, Silvio Berlusconi ha vinto le elezioni (va però detto anche che quella decisione è stata pagata cara perché aggravò il dissesto finanziario del Paese e ci precipitò nella crisi). Tutto ciò detto, premesso e considerato, è difficile dirsi convinti fino in fondo della scelta di togliere la tassa sulla casa. Vi spiego perché.

Non c’è dubbio che in Italia la pressione fiscale sia troppo alta e che sia giusto e necessario diminuire le tasse. La finanza pubblica italiana, per di più, mostra segni evidenti di miglioramento e quindi una riduzione delle tasse possiamo permettercela. Anche la misura proposta da Renzi di ridurre le tasse per tre punti di Pil in tre anni pare essere ambiziosa ma realistica. Si può fare e quindi si deve fare.  Il dissenso comincia con la scelta della tassa da abolire. Se vogliamo sostenere la ripresa e creare posti di lavoro la prima cosa che dobbiamo fare è incoraggiare chi rischia, investe, produce e crea posti di lavoro. Quindi via l’Irap e avanti con la riduzione del cuneo fiscale. Diminuiamo le tasse sulle imprese e quelle sul lavoro. Abbassiamo l’Irpef (e con l’occasione rimoduliamola a favore delle famiglie) Siamo alla vigilia di una difficile stagione di rinnovi contrattuali. Perché non offriamo ai sindacati una riduzione della pressione fiscale sul lavoro in cambio della moderazione salariale? Togliere la tassa sulla casa è la riduzione delle tasse sicuramente più popolare ma è anche quella che rende di più in termini di sostegno allo sviluppo? È lecito dubitarne. Non bisogna sottovalutare però la difficoltà davanti alla quale si trova il governo. L’Imu è davvero la tassa più impopolare e più odiata. L’aggravio fiscale necessario per rimettere in equilibrio i conti pubblici si è concentrato soprattutto sulla casa e la pressione fiscale sulle abitazioni è cresciuta moltissimo in un breve lasso di tempo. Quando sentono la parola “tasse” la prima cosa a cui gli italiani pensano è l’Imu. Questa sigla è diventata il simbolo dell’oppressione fiscale.

L’Imu è stata introdotta per correggere uno squilibrio tradizionale del sistema fiscale italiano che privilegiava la rendita ed il patrimonio. Per farla accettare al contribuente sarebbe stato necessario introdurla gradualmente ed accompagnarla con una diminuzione di altre imposte (per esempio  dell’Irpef) in modo da lasciare invariato il carico fiscale complessivo. Invece l’Imu è stata introdotta per salvare la finanza pubblica in una situazione di difficoltà e ha concentrato su di sè tutta la odiosità di un aumento del carico fiscale fino a livelli insostenibili. La tassazione degli immobili presenta però diversi vantaggi. In un mondo in cui è facile spostare i redditi (ed anche i patrimoni mobiliari) da un paese all’altro per farsi tassare dove le condizioni sono più favorevoli gli immobili sono, come dice la parola stessa,ancorati al territorio. E’ questa la ragione per cui in tutto il mondo c’è la tendenza a spostare il carico fiscale dalle persone alle cose. Un’elevata tassazione dei redditi personali da lavoro o da impresa deprime la voglia di fare, di lavorare, di correre rischi ed è un ostacolo alla crescita complessiva del paese. Gli effetti negativi della tassazione dei patrimoni consolidati sono assai minori. In Italia abbiamo un’elevata evasione ed elusione fiscale. Una parte importante dei redditi prodotti ogni anno (verosimilmente doppia rispetto ad altri paesi simili al nostro) sfugge alla imposizione fiscale. Evadere l’imposizione sui patrimoni immobiliari è assai più difficile. Spostare sugli immobili una parte del carico fiscale ha anche l’effetto di far pagare un poco di tasse a chi non le ha mai pagate.

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