La dimensione progettuale è misteriosa. Essa, infatti, resiste alla nostra ansia competitiva di voler dominare su ogni cosa e, allo stesso tempo, ci chiama a una dimensione cooperativa nella quale deve prevalere l’integrazione fra le differenti esperienze umane. Una integrazione che è possibile solo se comprendiamo che la vita è cammino-dialogo e non imposizione reciproca; in questo secondo caso, come accade, siamo di fronte a una “globalizzazione a-progettuale”, una sorta di mostro onmicomprensivo e divoratore che semplifica, riduce e omologa.
La dimensione progettuale è misteriosa perché si fonda sulla relazione e sulla integrazione, percorsi fondamentali del vivere ma non misurabili. In essi opera la nostra ragione e la nostra volontà, che spesso sono cieche, chiuse, auto-referenziali; invece dobbiamo aprirle a ciò che ancora non conosciamo, riscoprendoci umani.
Il mistero progettuale è profondamente realistico. Se la storia non è maestra di vita, la responsabilità di ciascuno di noi è nel viverla pienamente in ogni istante tempiterno e globale.
Linee strategiche. Istituto fondamentale per la Conoscenza e la Convivenza. The Global Eye
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