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Per la Sicilia, il modello Ragusa? E qual è?

Per Costanza Messina, la Sicilia per tornare ad essere bellissima, dovrebbe ispirarsi al modello Ragusa. L’area iblea è la migliore zona di Sicilia. Un bel endorsement, non c’è che dire. La Messina, infatti, non è ragusana ma siracusana. È stata vicesindaco di Noto. In effetti, nel suo articolo, apparso su Il Foglio, ci tiene a precisare che quel manto di terra preziosa che da Ragusa arriva a sfiorare Siracusa ha confini che non sempre coincidono con le mappe amministrative. Ovvio, siamo nel Val di Noto.
L’articolo è meglio di uno spot. Tutta una carrellata delle sue bellezze. E va bene. La domanda però è: – Quale sarebbe stata la politica, quel sistema coordinato di amministrazioni che si è mosso per il raggiungimento di questo risultato che la Messina auspica venga ripreso anche altrove nell’isola? -.
E qui casca l’asino, anzi lo scecco. Perché per Ragusa, come l’Italia, vale la ricetta del successo Pennetta&Vinci. L’exploit che nel ragusano si traduce “cuopp’ i culu”.
Il Comune di Scicli, che al momento è il gioiello dell’area iblea, è commissariato. Franco Susino, il sindaco si è dovuto dimettere dopo essere stato rinviato a giudizio. Indagato per falso in bilancio è Piero Rustico, sindaco di Ispica fino a prima dell’estate, e che aveva regnato per due mandati. Il sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna, è noto alle cronache per le sue comparsate davanti ai microfoni del TG5 per piangere miseria di fronte al governo nazionale cercando di racimolare qualche risorsa sfruttando l’emergenza sbarchi. Tra le iniziative di sviluppo del territorio del sindaco Ammatuna annoveriamo, in particolare, quella finalizzata ad ottenere l’approdo delle navi di Crociera al Porto di Pozzallo. -‘Nzu – questa la risposta delle Compagnie interpellate che, malgrado la cancellazione di Tunisi all’indomani dell’ attentato di Maggio, hanno preferito puntare su Palermo. E non può essere merito dell’amministrazione di Modica la bellezza di questo paesaggio secolare perché proprio quello di Modica è il comune che ha preferito la lottizzazione alla tutela e conservazione.
Il successo dell’area iblea non può quindi essere intestato alla politica. Questo è il fatto. E’ come quando si cerca di capire il funzionamento di qualche diavoleria elettronica e, a furia di smanettare, questa incomincia a funzionare senza che però abbiamo capito che bottone abbiamo premuto. C’è da riflettere dunque. E bisogna farlo rapidamente, proprio perché Camilleri ha ormai novant’anni.

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