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Che cosa (non) funziona nell’accordo Ue sui migranti

Il presidente dalla Ue, il polacco Donald Tusk, ha convocato su richiesta austro-tedesca un vertice informale del Consiglio europeo che si è tenuto due giorni fa a Bruxelles. All’ordine del giorno c’era l’emergenza rifugiati.

LA LETTERA DI CONVOCAZIONE

Nella lettera di convocazione c’era scritto che “noi europei al momento non siamo capaci di gestire le nostre frontiere esterne comuni, motivo per cui alcuni Stati hanno deciso di proteggersi chiudendo le loro frontiere nazionali”. Inoltre, proseguiva Tusk, “all’interno dell’Ue esistono esperienze e percezioni diverse e non è facile trovare soluzioni. Ciò non può tuttavia essere una scusa per non concepire una strategia globale o per non elaborare una solida politica migratoria”.

UNA STRATEGIA EUROPEA

Dalla missiva del presidente dell’Unione è emersa da un lato la volontà di dare corpo a una strategia europea, dall’altro la consapevolezza dell’esistenza di posizioni divergenti sulla questione. Un passo avanti in direzione di una maggiore “solidarietà europea” era già stato compiuto martedì scorso, quando i ministri degli Interni dell’Ue avevano approvato un piano che prevede la redistribuzione di 120 mila rifugiati in un tempo di due anni. Ma agli occhi di molti addetti ai lavori, ciò non rappresenta la soluzione al problema dell’immigrazione e tanto meno all’emergenza italiana.

LE FOTO DE CONSIGLIO EUROPEO

LA REDISTRIBUZIONE

Molti esperti fanno notare che la prima suddivisione prevederebbe la redistribuzione di 54.400 profughi dalla Grecia e 15.600 profughi dall’Italia, ma a fronte di sbarchi continui sulle nostre coste la quota prevista appare un po’ esigua. Indubbiamente, viene sottolineato, è un passo in avanti al quale si è arrivati dopo mesi di negoziazioni, ma considerando l’esodo incontrollabile e i lenti tempi per raggiungere accordi, la risposta dell’Europa è considerata troppo debole.

CHI SI OPPONE

Inoltre seppur il Consiglio abbia approvato questa distribuzione di quote, permane sul tema la contrarietà di alcuni Paesi dell’Est: Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia e Ungheria. A questo proposito, il primo ministro slovacco Robert Fico ha annunciato che ricorrerà alla Corte per procedere legalmente contro il provvedimento, nonostante l’avvertimento di una possibile sospensione ventilata dal capogruppo dei Socialisti&Democratici al Parlamento europeo Gianni Pittella. Il premier ungherese Viktor Orban, invece, ha ulteriormente alzato i toni accusando la cancelliera tedesca Angela Merkel di “moralismo imperialista”. I leader presenti al vertice hanno però convenuto che sia necessario aumentare il sostegno economico ai Paesi confinanti con la Siria, come Libano e Giordania, e che serva intensificare il dialogo con la Turchia, il cui presidente Recep Tayyip Erdogan sarà a Bruxelles il 5 ottobre prossimo.

I FONDI

Verranno inoltre stanziati ulteriori fondi per l’Alto Commissariato per i rifugiati e per il Programma alimentare mondiale e risorse aggiuntive per rafforzare il controllo delle frontiere esterne.
Anche il Fondo di emergenza Asilo, migrazione e integrazione e il Fondo Sicurezza interna vedranno accresciute le dotazioni finanziarie. Ma come ha dichiarato Manfred Weber Presidente del Gruppo PPE all’europarlamento: “Le decisioni non sono sufficienti, non pongono fine alla situazione caotica dei flussi di profughi in Europa, né stabiliscono l’organizzazione delle procedure da seguire”, e  “la maggior parte di queste decisioni, in breve tempo, saranno superate dalla realtà dei fatti”. In attesa che quanto detto diventi operativo l’esodo umanitario continua via mare e via terra.

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