Occhi puntati sulla Popolare di Vicenza. L’inchiesta della Procura nei confronti di alcuni esponenti di vertice dell’istituto creditizio ha coinvolto anche l’ex direttore generale Samuele Sorato e l’attuale presidente Gianni Zonin.
L’inchiesta, che riguarda fatti commessi fino a dicembre 2014, ha portato gli investigatori della Guardia di Finanza nella sede della Banca popolare di Vicenza e in numerose società per eseguire perquisizioni ordinate dai pubblici ministeri. Le perquisizioni riguardano la sede amministrativa e legale del capoluogo berico dell’istituto e gli uffici direzionali di Milano, Roma e Palermo. I reati contestati sono aggiotaggio e ostacolo agli organi di vigilanza.
Per queste ragioni, in ambienti istituzionali – secondo le indiscrezioni raccolte da Formiche.net – si sta valutando anche l’ipotesi di una amministrazione straordinaria per la banca che stava procedendo alla trasformazione in società per azioni, rispettando le indicazioni del decreto del governo sulle maggiori popolari italiane.
L’intreccio fra queste operazioni, il pressing sempre più possente da parte della Bce sui parametri patrimoniali dell’azienda e le polemiche su metodi e merito dei finanziamenti concessi in passato ai clienti, anche per acquistare azioni della stessa banca sono alla base degli scossoni che da tempo la Popolare vicentina registra, con sommovimenti recenti anche ai vertici.
DIMISSIONI E MANOVRE
Dopo l’uscita del consigliere delegato e direttore generale Samuele Sorato, che lo scorso 12 maggio ha rassegnato le dimissioni dalle cariche di amministratore delegato e direttore generale della popolare vicentina, l’istituto presieduto da Zonin ha visto anche l’uscita di un altro consigliere di amministrazione, Franco Miranda. A prendere il posto di Sorato è stato il banchiere Francesco Iorio, già direttore generale di Ubi (qui un ritratto di Laura Magna del nuovo capo azienda).
I NUMERI
Con 700 sportelli sparsi da Nord a Sud, la Popolare di Vicenza, che dovrà trasformarsi in Spa per volere del governo, ha chiuso il primo semestre del 2015 con oltre un miliardo di perdita e annunciando una ricapitalizzazione da 1,5 miliardi entro la primavera prossima. Ma le perdite risalgono a qualche anno prima. L’istituto veneto, osservato speciale della Bce, ha chiuso infatti il 2013 con un rosso di 33 milioni e una perdita di 758 milioni nel 2014.
DOV’ERA BANKITALIA?
Gli scossoni non potevano non riverberarsi anche sul presidente della banca, Zonin, e sulla stessa vigilanza della Banca d’Italia. Ha scritto Paolo Possamani su Affari & Finanza di Repubblica: “Il presidente Gianni Zonin, dinanzi a qualche centinaio di dirigenti convocati al teatro comunale, ‘parlando delle scelte fatte dal precedente management nella realizzazione delle recenti operazioni di aumento di capitale’, ha sostenuto che ‘non rispettando le norme vigenti e senza informare il cda, che senza dubbio avrebbe bloccato queste operazioni, si è ricorso a finanziare almeno in parte la sottoscrizione dell’aumento di capitale’. Dunque il board non sapeva che la banca ha finanziato – come rilevato dalla stessa Bce e ammesso dal nuovo management – per 974 milioni un folto manipolo di soci nella sottoscrizione dell’ultimo aumento di capitale?”, ha scritto Possamani congedando i lettori con un interrogativo:
“E qui viene in causa una domanda finale: dove era Bankitalia?”
L’UNITÀ DI RISOLUZIONE E GESTIONE DELLE CRISI
Intanto la Banca d’Italia, in qualità di Autorità nazionale di risoluzione delle crisi nell’ambito del Meccanismo di risoluzione unico europeo, ha istituito da poche giorni al suo interno l’Unità di Risoluzione e gestione delle crisi, che sarà diretta da Stefano De Polis, coadiuvato dal vice direttore Pierluigi Conti.
Una nota informa che l’Unità coopererà, oltre che con il Dipartimento Vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia, con il Single Resolution Board e il Single Resolution Fund. Dal 21 settembre 2015 quindi le procedure di amministrazione straordinaria e quelle di liquidazione volontaria e di liquidazione coatta amministrativa saranno da oggi gestite dall’Unità neo-istituita.
NUMERI E ANOMALIE
Oltre al ruolo di Zonin, viste le inchieste sui finanziamenti, sono entrati sotto i riflettori l’intero cda e pure il collegio sindacale. Ha scritto Mario Gerevini sul Corriere Economia: “Ma come è possibile che fidi per 975 milioni a migliaia di azionisti siano sfuggiti a 17 consiglieri di amministrazione? Al sistema informativo? Alla struttura di controlli interni, sindaci compresi? Bpvi non è quotata, gli azionisti sono tutti lì. Questa pratica era vox populi. E il 27 ottobre 2014 l’aveva denunciata pubblicamente un imprenditore sul Sole 24 Ore: ‘A noi sono ripetutamente venuti a offrire azioni dell’istituto in cambio di finanziamenti’. Bastava questo per far partire una serie di controlli, svegliare il board, far drizzare le orecchie a un collegio sindacale tosto”, ha commentato Gerevini aggiungendo che “ancor più tosto dovrebbe essere se si pensa che a Vicenza i sindaci guadagnano ben più dei colleghi di Unicredit o dell’Eni: 180mila il presidente, 120mila gli effettivi, più gettone di 500 euro ogni seduta (circa 100 nel 2014). Una faticaccia per chi come il presidente Giovanni Zamberlan, 76 anni, in carica da 28, ha altre 27 aziende da seguire; oppure Paolo Zanconato, 66 anni, che ne ha 25. Entrambi anche con incarichi nel sistema societario della famiglia Zonin (dalle holding alla Casa Vinicola)”, ha scritto Gerevini.