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Perché le Borse tifano per una Fed munifica

La price action di ieri, a mio modo di vedere, ridimensiona alquanto la teoria che la FED avrebbe dovuto alzare i tassi per supportare il sentiment e tener fede a presunti impegni presi. Il sollievo per la correzione del tiro operata dalla Yellen è durato lo spazio di ore, ed mi pare evidente che, sebbene una certa opacità nella comunicazione della FED non abbia aiutato forse il sentiment, in generale i mercati abbiano ben poco da guadagnare da una politica monetaria più restrittiva da parte degli USA, in questa fase.

Il disastro Volksvagen resta una mina per il sentiment, vista la difficoltà di definirne i contorni. Se è già difficile capire l’impatto sull’azienda di ritiri e ripristino dei mezzi, cause, danno reputazionale etc, l’entità dei danni a settore e economia è ancora, più oscura. Sarebbe un buon inizio che la cosa potesse essere circoscritta a Volkswagen, in modo che i rivali, dopo aver sofferto il contagio, possano invece spartirsi eventuali perdite di quote di mercato. Per ora è impossibile dirlo con certezza, sebbene alcuni segnali in questo senso stiano arrivando.

Dopo oltre 4 anni di bear market, pare che le commodities stiano cominciando a produrre i primi seri segnali di stress nel settore. Ieri Glencore, reduce da un aumento di capitale da 2.5 bln conclusosi la scorsa settimana e dall’annuncio di misure volte a ridurre l’indebitamento di 10 bln, ha perso quasi un terzo di capitalizzazione, grazie ad un pezzo di Investec in cui si sostiene che in assenza di una ripresa dei prezzi delle commodities la sua capacità di produrre profitti è azzerata. Ciò ha seminato la devastazione nel settore, con aziende del calibro di Anglo American che hanno lasciato sul terreno il 10%.

La domanda è: stiamo infine vedendo segnali di capitulation nel settore minerario? Il sottoindice basic resources dello Stoxx 600 ha perso oggi il 7.5%, il 20% in un mese, il 42% da inizio maggio. Si trova sui livelli del primo trimestre del 2009, osservati in precedenza nei primi anni 2000. La price action e il livello di stress nel settore dicono che un bottom non dovrebbe essere lontano. Il problema è il forte legame con la performace del “sottostante”, ovvero le commodities. Timidi segnali di ripresa sono stati affossati dallo scandalo VW, che ha colpito anche i materiali utilizzati (ferro, rame, platino etc), infliggendo un altro colpo al sentiment.

Le speranze di un catalyst positivo riposano soprattutto sulla Cina. Dovessero comparire segnali di una stabilizzazione della crescita, sentiment in Asia/emergenti, globale e sulle commodities ne risentirebbero rapidamente. L’impatto sarebbe significativo, perché, come si vede dalla price action, il sentiment è davvero disastroso.

In assenza, direi che le condizioni per un incremento dello stimolo monetario straordinario da parte delle banche centrali, ECB in primis, potrebbero verificarsi in tempi brevi. Senza un inversione di tendenza, a questi ritmi, l’allargamento degli spread del credito in Europa costituirà senza dubbio un inasprimento delle condizioni finanziarie, da contrastare (eventualmente con acquisti di corporate bonds?).

Sul fronte tecnico, il test dei minimi di agosto sta praticamente avvenendo. Con quali esiti, lo scopriremo tra breve. Personalmente mi attenderei un “falso breakdown”, ovvero un iniziale rottura dei minimi, che lascia il posto ad un successivo recupero, perchè gli indici vi arrivano troppo ipervenduti. Ma è più una sensazione, legata al ricordo di precedenti simili, che non una precisa view tecnica.


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