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Perché l’Italia ha bisogno di più digitale per crescere

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Forza 47 cyber security

Il digitale è ormai un’ineludibile leva per accelerare innovazione, competitività e crescita: facilita l’accesso alle informazioni e la condivisione dei dati, abilita nuovi modelli organizzativi e di business e rende pervasivo l’impatto sulla società.

Per un’organizzazione, le modalità di utilizzo del digitale possono essere un fattore determinante in termini di efficienza, crescita, nonché sopravvivenza. In un mondo altamente connesso, dove le relazioni sociali, il trasferimento delle conoscenze e il lavoro sono sempre più fluidi, non riuscire a utilizzare appieno le opportunità offerte significa rischiare l’esclusione dal mercato.

La centralità del digitale è sempre stata il punto focale del convegno di Capri, di cui EY organizza, l’8 e 9 ottobre, l’ottava edizione intitolata “DIGITALE X LA CRESCITA. Facciamo il punto, verifichiamo la rotta”. Capri, sin dal 2008, rappresenta un appuntamento annuale in cui protagonisti delle imprese, delle istituzioni e dei media animano un confronto incentrato sull’evoluzione della cultura dell’innovazione in Italia. La novità di quest’anno è rappresentata dalla moltiplicazione dei segnali positivi e di attenzione verso il digitale, anche se vi è ancora una generale sottovalutazione del fenomeno da parte del Paese. Non esiste settore che non possa beneficiare della rivoluzione digitale, in termini di miglioramento dell’efficienza, riduzione dei costi, aumento della propria forza sul mercato o erogazione dei servizi al cittadino nel caso della Pubblica Amministrazione. Esempio significativo di tale impatto è quanto sta avvenendo ad un nuovo livello, quello del knowledge work e delle professioni “intellettuali”. Non più dunque il tradizionale robot che in fabbrica sostituisce il lavoro manuale umano, ma software in grado di eseguire in autonomia operazioni routinarie anche nel campo dei servizi professionali, lasciando spazio alla competenza e creatività umane per compiti di maggior valore aggiunto.

Risulta quindi evidente che l’ambito di riflessione del dibattito sul digitale deve allargarsi, ed è necessario il contributo di tutti i settori dell’economia e della società per radicare efficacemente un cambiamento di tale portata. ”A che punto siamo” e “dove stiamo andando” sono le domande a cui cercherà di rispondere l’edizione di quest’anno del Convegno di ottobre, proprio perché c’è bisogno di fermarsi a riflettere e capire se stiamo prendendo la direzione giusta.

Il primo punto su cui soffermarsi è come governare questo processo. La governance è da sempre un’attività faticosa nel nostro Paese, che ha ancora tanti livelli amministrativi, tanti soggetti tutti autonomi e non sempre le necessarie rapidità ed efficacia nell’execution. E siccome la pervasività del digitale richiede, come detto, il coinvolgimento di tutti i settori, gli attori si moltiplicano e la governance del digitale diventa un tema assolutamente cruciale.

Il secondo punto riguarda la customer, e citizen, experience, che oggi deve porsi il tema di come tenere il passo con le esperienze d’uso più avanzate. I grandi attori dei device e dei servizi digitali (i cosiddetti Over-The-Top) sono i più avanzati e migliori esempi di una customer experience sempre più immediata, “analogica” e di utilizzo facile ed intuitivo. Un processo che va inevitabilmente a condizionare l’esperienza quotidiana degli individui, perché il consumatore si abitua ad un tipo di interazione che si aspetta di ritrovare anche altrove. Per i fornitori di servizi (banche, assicurazioni, sistemi di pagamento, pubblica amministrazione, e così via) adeguare l’accesso ai nuovi canoni di immediatezza e facilità, attraverso dispositivi mobili, è fondamentale. Occorre quindi rovesciare l’approccio e (ri)partire dal consumatore, reingegnerizzando i processi e abbattendo le legacy. Si tratta di una sfida difficile, ma che va portata a termine per non perdere la fiducia della propria clientela.

Il terzo punto è legato allo sviluppo delle infrastrutture e dei contenuti digitali, con particolare riferimento ai contenuti video che traineranno la domanda di banda ultralarga. Sappiamo tutti che sta avviando la propria attività in Italia uno dei grandi player statunitensi di contenuti video in streaming, rendendo la questione estremamente attuale. Il tema delle infrastrutture, come da “tradizione”, sarà oggetto di discussione anche quest’anno. Senza investimenti in questo settore non si va lontano, e l’Italia ha ancora tanta strada da fare: la copertura media della banda larga sul territorio è del 36% a fronte di una media europea del 68%. Va meglio sul mobile, 4G, dove per altro cresciamo del 38% anno su anno in termini di copertura.

Segnali positivi dunque, che EY intende discutere ampliando la riflessione ad un numero sempre più ampio di aree, evidenziando i casi più significativi ed emblematici. Siamo solo all’inizio di una fase di sviluppo di nuovi servizi abilitati dal digitale, ma vi sono alcuni settori in cui sta già avanzando in maniera dirompente, modificandone gli assetti. In questo senso, la Internet of Things rappresenterà forse il maggior impatto del digitale sulle nostre vite e sui processi produttivi. Un campo dove stiamo assistendo a dinamiche di trasformazione molto evidenti è quello della mobilità: l’interoperabilità da garantire al viaggiatore tra le diverse modalità di trasporto, gli ingenti investimenti sulle auto guidate autonomamente (da parte sia delle case automobilistiche che di alcuni operatori del digitale), il supporto all’evoluzione della logistica e del trasporto cargo internazionale grazie all’integrazione telematica, l’evoluzione delle assicurazioni “pay-per-use”, le piattaforme di mobility-sharing, sono tutti esempi molto concreti di come sarà la futura mobilità, abilitata dalle tecnologie digitali.

L’altro settore già avviato ad una trasformazione epocale è il turismo, dove alla lentezza di digitalizzazione degli operatori tradizionali si contrappone la velocità con cui si muovono i nuovi player: da un lato le piattaforme on-line internazionali di booking e di rating, che si stanno rapidamente imponendo anche nel nostro Paese, dall’altro la ricchezza di start-up nostrane, che stanno in alcuni casi trovando finanziatori in grado di farle crescere sul mercato. Un settore quindi che deve sapersi adattare e trasformare, se non vuole essere travolto dalla disruptive innovation. Resistenze “culturali”, ricorsi e tentativi di mantenere lo status quo di cui si ha periodicamente notizia, possono solo essere controproducenti e certamente non utili.

Intanto, i cambiamenti strutturali dell’Industry 4.0 si affacciano all’orizzonte, con il digitale che costringe a ridisegnare i processi e i ruoli delle filiere produttive e distributive, nonché le infrastrutture “intelligenti”, dove le reti di trasporto e le reti energetiche, oltre ad essere più efficienti, a loro volta diventano reti di sensori in grado di stimolare nuove applicazioni e nuovi servizi a valore aggiunto. E vanno anche presi in considerazione i nuovi scenari della cybersecurity, che deve rispondere rapidamente a sfide mai affrontate in precedenza.

La Pubblica Amministrazione, infine, sta incominciando il nuovo ciclo della programmazione dei fondi europei, tra vecchi e nuovi attori: da un lato le Regioni che continuano a giocare un ruolo decisivo nella progettazione degli interventi e nella distribuzione delle risorse sul territorio, e dall’altro le nuove città metropolitane, che devono essere ricostruite su nuove basi, come vere e proprie “smart cities” in grado di migliorare i servizi ai cittadini usando meglio le risorse a disposizione. L’esempio delle città è illuminante in relazione alla pervasività del digitale, perché coinvolge, su più livelli, le infrastrutture per il trasporto dei dati, la sensoristica, le piattaforme di erogazione dei servizi e naturalmente i servizi stessi.

Questi sono i principali temi che verranno discussi a Capri, coinvolgendo come di consueto nel dibattito il top management degli stakeholder pubblici e privati del Paese. L’appuntamento rappresenta del resto anche un momento per favorire la contaminazione tra gli innovatori presenti nei vari settori e gli innovatori digitali, in modo da accelerare il processo di consapevolezza di tutti gli attori e la modernizzazione di cui il Paese ha tanto bisogno.

Donato Iacovone
Amministratore delegato di EY in Italia e Managing Partner per l’area Mediterranea
Twitter: @DonatoIacovone

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