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Russia, ecco perché il consenso di Putin non crolla (per ora)

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Maicol Mercuriali apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.

Russia Unita, il partito del primo ministro Dmtrij Medvedev e del presidente Vladimir Putin, è una macchina del consenso. Nonostante le difficoltà che sta attraversando il Paese, resta il primo (e unico) partito in grado di catalizzare il voto dei russi. Il centro di ricerca Vtsiom ha condotto, tra il 13 e il 15 settembre, un sondaggio chiedendo quale partito avrebbero scelto i russi se si fossero tenute le elezioni per il rinnovo della Duma. Ebbene il 51,6% ha risposto Russia Unita (era il 56,1% nell’analoga rilevazione del 30 agosto scorso, mentre alle elezioni parlamentari del 2011 il partito aveva ottenuto il 49,3% perdendo 15 punti rispetto a quattro anni prima).

E per dare un’idea dell’egemonia del partito di governo nella Federazione, basti pensare che il secondo partito, per così dire, è rappresentato da chi preferisce non rispondere al sondaggio (14,9%), mentre il terzo da chi non sa cosa rispondere (9,8%). Poi c’è il partito comunista di Gennadij Zjuganov con il 7,8%, il partito liberal-democratico di Vladimir irinovskij con il 7,7% e infine Russia Giusta di Sergey Mironov con il 5,5%. Tutti questi partiti sono in leggera crescita rispetto alle precedenti rilevazioni, ma i loro numeri non gli permettono certo di contendere la leadership a Russia Unita.

Intanto domenica scorsa, a Mosca, gli oppositori di Vladimir Putin sono scesi in piazza per protestare e chiedere elezioni regolari nel paese. Secondo le forze dell’ordine non sarebbero stati più di 500, ma la Reuters li ha stimati in circa 3 mila. A metà settembre, si sono tenute le elezioni regionali, mentre tra un anno esatto ci saranno quelle per il rinnovo della Duma e nel 2018 le presidenziali, con Putin che potrebbe decidere per un nuovo mandato alla guida della Federazione.

Alle elezioni regionali di metà settembre (sono andate al voto 21 regioni oltre a una serie di enti locali) Russia Unita ha fatto il pieno di governatori quasi dappertutto. Uniche eccezioni la regione di Smolensk, dove ha vinto Alexei Ostrovsky (partito liberal-democratico) e la regione siberiana di Irkutsk dove un comunista è riuscito a mandare al ballottaggio il candidato putiniano: così domenica prossima il rosso Sergei Levchenko se la vedrà con Sergei Yeroshchenko per il primo ballottaggio regionale della storia amministrativa della Federazione russa. Il governatore della Repubblica di Mari El, Leonid Markelov, ha invece evitato il secondo turno per un soffio, imponendosi con il 50,78%.

Per il resto ci sono state vittorie schiaccianti. Il governatore della regione di Kemerovo, Aman Tuleyev, in sella dal 1997, ha vinto con il 96,7%; quello del Tatarstan, Rustam Minnikhanov, con più del 95%. E poi i governatori delle regioni di Penza, Krasnodar, Bryanks e Leningrado hanno oltrepassato tutti l’80%. Ma gli occhi degli osservatori internazionali erano concentrati sulle regioni di Novosibirsk e Kostroma, dove erano presenti candidati dell’alleanza tra il partito del progresso di Alexei Navalny e Parnas, la formazione di Boris Nemtsov (assassinato nel febbraio scorso a Mosca), unici veri oppositori di Putin che, tra polemiche su presunti brogli, non hanno però superato la soglia di sbarramento del sei per cento.



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