Skip to main content

Schengen e Dublino visti da Vienna

Innanzitutto i numeri, un crescendo dal 2012 ad oggi. Poi gli accordi di Dublino, da riformare ma anche da rispettare; la Siria e la Libia, da pacificare coinvolgendo tutte le parti (Assad?); i ringraziamenti all’Italia per Mare Nostrum e le rassicurazioni sul rispetto di Schengen.

Giovedì, al comitato parlamentare di attuazione degli accordi di Schengen, è stato il turno dell’ambasciatore austriaco (dopo quello ungherese, qualche giorno fa, e quello tedesco, la scorsa settimana) di fare il punto della situazione che si respira a Vienna e dintorni. Vediamo, punto per punto, cosa ha detto René Pollitzer ai parlamentari.

I NUMERI

L’ambasciatore ha iniziato con le cifre delle richieste d’asilo in Austria: nel 2012-2013 17.500, nel 2014 28mila, per il 2015 si aspettano 85mila richieste. Numeri alti, ha sottolineato, “in proporzione alla popolazione austriaca, visto che si può parlare di 3,3 richieste di asilo ogni mille abitanti”. Per capirci, “in Italia la cifra è 1,1”.

LA SOLUZIONE EUROPEA, LE PROPOSTE AUSTRIACHE

Una vera soluzione si può raggiungere “solo a livello Ue, nessuno è in grado di superare il fenomeno da solo”, ha precisato Pollitzer. “La crisi dei profughi durerà a lungo”, ha aggiunto, passando poi a elencare i 5 punti del piano predisposto dal ministro degli Esteri austriaco, Sebastian Kurz:

– Combattere le cause che hanno portato a questa crisi, promuovendo iniziative di pace per la stabilizzazione politica in Siria e in Libia, combattendo al contempo lo Stato islamico. Ma, ha detto Pollitzer, “per trovare una soluzione in Siria bisogna coinvolgere tutte le parti”.

– Creare sicurezza in loco, con zone protette e centri di accoglienza nelle zone dove ha origine l’ondata di profughi, con la possibilità di chiedere già da lì asilo in Europa.

– Protezione delle frontiere esterne dell’Ue, rafforzando Frontex, Triton e Poseidon.

– Controllo della rotta di transito nei Paesi balcanici occidentali, rafforzando la cooperazione tra le polizie e coinvolgendo gli Stati con una chiara definizione dei Paesi di origine ‘sicuri’.

– Distribuire i carichi in modo equo, con quote vincolanti e tenendo conto di tutti i carichi ai quali sono già sottoposti tutti gli Stati.

AIUTI AD ANKARA

L’Austria appoggia la proposta europea di aiuto finanziario alla Turchia, per “permettere una migliore assistenza per i profughi siriani”. Anche gli Stati balcanici occidentali, per Vienna, “hanno bisogno di aiuto finanziario e tecnico da parte dell’Ue. Se ci fosse una lista de Paesi di origine ‘sicuri’ – ha ribadito Pollitzer – questo permetterebbe di togliere pressioni sul sistema d’asilo, accelerando i procedimenti e riducendo la migrazione per motivi economici”.

IL NODO RIMPATRI

Per rispettare gli impegni della Convenzione di Ginevra c’è bisogno, per l’Austria (ma anche per il nostro premier Renzi) “di poter rimpatriare quelli che non hanno bisogno di protezione. Dovrebbe, l’Ue, cercare di sviluppare una politica efficace per i rimpatri, iniziando a parlare con quei Paesi con cui era difficile fino adesso dialogare”.

LE ULTIME SCELTE DI BRUXELLES

L’Austria ha approvato la proposta di ricollocamento di 120mila richiedenti asilo da parte degli Stati in prima linea, “per via del principio della solidarietà Ue”. Il fatto che il risultato non sia stato raggiunto all’unanimità, per Vienna, non vuol dire che abbia vinto “la linea del più piccolo denominatore comune, ma che la maggioranza abbia difeso elementari valori europei”.

GLI ACCORDI DI DUBLINO SONO ANCORA VALIDI?

Sì, secondo l’Austria, seppur da riformare: “Dobbiamo cercare di trovare una soluzione per tutti i Paesi, che sia praticabile. Finora non è stata raggiunta, e quindi Dublino è da rispettare”.

SCHENGEN E I CONTROLLI ALLE FRONTIERE

E Schengen?, chiede all’ambasciatore la presidente del comitato, Laura Ravetto (Forza Italia): “Grande conquista – le risponde Pollitzer – vogliamo mantenerla, garantendo la libera circolazione anche in futuro. I controlli al confine sono dunque temporanei e previsti dagli accordi. Vorrei far notare che anche in passato, ad esempio durante il G7 in Germania, sono stati introdotti controlli temporanei”.

LE RISPOSTE AI PARLAMENTARI

Pollitzer ha poi risposto brevemente alle domande dei parlamentari, tra cui una sulla durata della procedura per richiedere asilo in Austria. Risposta: “La durata media in prima istanza è di 4 mesi, con un 52%” di riconoscimento effettivo dell’asilo”. GAV


CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter