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Torino non si tocca

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Torino e il Piemonte sono un feudo del PD. La Regione fu strappata con le unghie alla Lega di Cota ricorrendo pure alla mancanza di stile e sacrificando la Bresso, vittima della sua isteria e di un’ intrinseca mancanza di empatia. E così, salvo qualche eccezione, sul fronte cultura e sanità, il PD si è ripreso tutto, con la regia del San Paolo, la Banca. Un PD che se non ha angeli in Paradiso, ha certamente una suora nel Comitato di Gestione della Fondazione del San Paolo, appunto, che probabilmente, per i tempi secolari dell’oggi, è perfino meglio.
Chiamparino e Fassino, in tandem, sviluppano progetti, iniziative, un disegno politico che non può non tenere conto e assecondare gli interessi e gli interessati attorno a cui la politica piemontese deve gravitare. Eppure il saldo, in termini contabili, è negativo. Bilancio in rosso. Rosso fuoco. La Regione ha un buco di 5 miliardi. Altro che Grecia, altro che Sicilia. Se la Sicilia è buttanissima, il Piemonte allora cos’è?
E poi ci sono i pasticci, tipo quello del Salone del Libro di Torino o la bagarre attorno a MiTO. E sul fronte della cultura, a pensarci bene, non è ancora passato tanto tempo dallo scandalo Soria e del premio Grinzane. Ricordate? Insomma, in Piemonte se ne combinano di tutti i colori. La sanità, che è eccellente sul piano scientifico e sanitario, è stata imbratta nel recente passato dallo scandalo delle valvole brasiliane difettose su cui medici si prendevano la stecca.
Il Piemonte non avrà la genitura di un Liborio Romano come Napoli e la Campania, ma dimostra di averlo figliato. Del Piemonte e del suo PD che peraltro, in Piemonte, ha governato in continuità, però non si parla come di una Campania, di una Sicilia. Non c’è la gogna mediatica per un Chiamparino o un Fassino così come c’è per Crocetta o Marino. Neanche il Fatto Quotidiano ci prova. Ricordiamocelo.


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