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PKK o Turchia, chi lotta contro Isis?

Se l’Unione europea ed Stati Uniti vogliono veramente contribuire al ristabilimento della sicurezza e pace in Medio Oriente e colpire definitivamente i tagliagole di Isis, non solo devono rispettare l’alleanza e l’impegno che la Turchia sta mettendo in campo, ma devono anche lealmente dimostrare la stessa collaborazione nella consegna dei terroristi.

Le decine di morti in attacchi da parte del PKK a civili, militari e poliziotti turchi non possono che allarmare l’intera opinione pubblica europea e i governi di molti Paesi, tuttavia una alleanza leale politica e militare con Ankara, deve includere la reciprocità nei fatti e non solo nelle parole.

Si chiede alla Turchia di fare la sua parte nella lotta ai tagliagole del Daesh, pur sapendo che essa non solo rappresenta i confini della Nato in Medio Oriente ma anche la contrarietà di Ankara verso Assad. Ciò che non possiamo immaginare è di lasciare la Turchia sola, anzi contribuire indirettamente a rinfocolare il terrorismo interno.

In questi giorni addirittura i capi del PKK hanno invitato i propri affiliati ad approfittare dell’esodo dei rifugiati verso l’Europa a lasciare la Turchia e chiedere “asilo politico” e “status di rifugiati” in Europa. La complicità europea, in questo caso, minerebbe profondamente i rapporti con una Turchia in “prima linea” contro le milizie del Daesh. Le preoccupazioni aumentano e loe conseguenze sarebbero catastrofiche.

Riferisce l’agenzia di stampa turca Anadolu News che gli Stati membri dell’Ue, a partire dal 1984, hanno sempre respinto le richieste di estradizione di centinaia di presunti terroristi del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK).

Un fonte affidabile ma sotto copertura ha riferito all’Agenzia che la Turchia aveva chiesto l’estradizione di 657 attivisti del PKK con il mandato dell’ Interpol, secondo la categoria “rosso=pericoloso”, che indicano i ricercati per procedimento penale o che devono scontare una pena sulla base di un mandato d’arresto o decisione del tribunale. L’Europa deve decidere: o si aiutano i terroristi del PKK o si aiuta la Turchia e si combatte i tagliagole del Daesh, le ambiguità non sono più consentite.

La stessa fonte ha fornito all’agenzia riscontri su incontri che si sono svolti in Europa tra terroristi del PKK e i rappresentanti del nuovo partito HDP (curdi) che ottennero un grosso successo alle scorse elezioni di giugno. In particolare, il co-presidente dell’ HDP Selahattin Demirtas nello scorso tour elettorale, avrebbe incontrato in Europa Zubeyir Aydar, un membro del consiglio esecutivo della Unione della Comunità Curda e Remzi Kartal, co-presidente del Congresso Popolare del Kurdistan popolare a Bruxelles. Entrambi i gruppi sono allineati al PKK.

Dal giugno scorso, con la ripresa delle azioni terroristiche del PKK, più di 60 poliziotti e militari sono stati uccisi in Turchia per attacchi portati da militanti della formazione terroristica (così riconosciuta dalla generalità dei Paesi della UE e dagli stessi Usa), solo negli ultimi giorni 10 poliziotti e 20 civili hanno perso la vita.

Secondo la fonte della sicurezza interna turca, fra coloro per i quali la Turchia ha chiesto l’estradizione, 277 erano sospettati di terrorismo ed invece di estradarli, i Paesi europei hanno concesso a tutti loro lo ‘status di rifugiati’, a motivo di possibili persecuzioni nel loro Paese di origine.

Queste informazioni seguono momenti di tensione tra Usa e alcuni Paesi europei e Turchia, dopo la decisione di fine agosto da parte degli Usa di “ritirare” dal suolo turco i missili “patriot” e la forte perplessità che l’intervento turco contro i gruppi terroristi si limitasse al PKK.

I fatti stanno dimostrando ben altro, le azioni dell’aviazione turca colpiscono, come promesso agli Usa e alla NATO, tutti i gruppi terroristici, PKK e Daesh. Vogliamo privarci dell’amicizia turca? Liberi di farlo, tuttavia né la soluzione sull’esodo dei migranti, né quella contro il terrorismo dei tagliagole Daesh può trovarsi senza un fattivo e sincero coinvolgimento della Turchia.

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