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Che cosa penso di Kunduz e della guerra all’Isis in Irak

Il Segretario Generale della Nato, ieri, ha trovato modo di contribuire fortemente alla confusione che stiamo vivendo. Tutto il mondo civile si attendeva una dichiarazione non solo di condanna ma di ferma volontà di affidare all’ONU una indagine sul “crimine di guerra” del bombardamento dell’Ospedale a Kunduz. Invece Stoltemberg si è dedicato a una reprimenda contro la Russia per la violazione dello spazio aereo in Turchia e perché avrebbe rafforzato la sua presenza di terra in Siria.

Non possiamo pensare nemmeno lontanamente che il Segretario Generale della Nato non conosca le normative internazionali, non sappia cioè che c’è stato un “crimine di guerra” in Afghanistan e che la Russia sia l’unico Paese straniero legittimato, grazie ad una formale richiesta del Governo in carica in Siria ad intervenire nei cieli e sul campo. Nessuna altra coalizione è giustificata ad intervenire, tant’è che i bombardamenti della coalizione di Obama si giustificano come interventi in difesa della sicurezza nazionale del proprio paese (così è stato per la recente incursione degli aerei francesi).

I fatti sono chiari e, come da settimane si commenta su ogni quotidiano americano, l’azione russa e il coordinamento sul campo con Iran, Siria e Iraq stanno portando risultati finalmente positivi, cioè i bombardamenti sono di gran lunga più efficaci di quelli degli ultimi mesi.

Negli Usa non si ha paura di affrontare il fallimento della coalizione Obama, né il disastro dell’addestramento di truppe di fazioni anti-Assad che lasciano armi e munizioni agli alleati dell’Isis di Al Nursa. Nel resto del mondo taluni governi e moltissimi mass media vogliono apparire più realisti del re.

Questo atteggiamento fa molto male alla credibilità di istituzioni importanti e affievolisce ulteriormente la fiducia nel mondo della informazione ufficiale.

Da un lato un crimine di guerra con ospedali bombardati, dall’altro una serie enorme di obiettivi certi dei terroristi distrutti sul serio e non a parole. Ieri poi, quasi a mettere una ciliegina su una torta ormai sfatta, è trapelata la notizia che l’Italia starebbe pensando di partecipare ai bombardamenti in Iraq e Siria. Male, il nostro Paese era stato apprezzato per la richiesta seria di un pieno mandato dell’Onu per qualsiasi tipo di intervento e molti confidavano in una azione diplomatica italiana per avvicinare la collaborazione delle due coalizione anti-Isis.

Abbiamo perso una altra occasione di dimostrare agli Usa cosa sia la amicizia vera e sincera e come vogliamo tornare protagonisti nello scacchiere mediterraneo e internazionale. Oggi è il momento di assumersi responsabilità serie per il bene di tutti, soprattutto delle popolazioni civili inermi e delle minoranze cristiane e religiose che subiscono un genocidio sistematico da mesi.

Oggi si deve essere sinceri con gli amici, non assecondarli in decisioni che allontanano la distruzione del nemico comune:il terrorismo truculento del Califfo.

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