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Deaton vs. Piketty, due visioni (opposte) sulle disuguaglianze

Basta leggere una pagina delle conclusioni del libro La grande fuga – Salute, ricchezza e origini della disuguaglianza (Il Mulino, 2013) per capire il pensiero di Angus Deaton, premio Nobel per l’Economia 2015: “La vita oggi è meno dura di quanto sia forse mai stata nel corso della storia. Più persone hanno migliorato il loro tenore di vita e meno versano in condizioni di estrema povertà. L’aspettativa di vita è aumentata e non è più così comune che i genitori vedano morire un figlio su quattro. E tuttavia milioni di persone sperimentano ancora gli orrori dell’indigenza e della morte prematura. Il mondo è attraversato da disuguaglianze straordinariamente profonde. La disuguaglianza è spesso una conseguenza del progresso”.

STESSA PARTENZA, STRADE DIVERSE

Disuguaglianza, una parola di moda grazie anche al best seller dell’economista francese Thomas Piketty, Il capitale nel XXI secolo (Bompiani, 2015): un milione e mezzo di vendite in tutto il mondo. Anche se le tesi di Piketty e Deaton partono da uno stesso punto, ovvero la disuguaglianza sociale come effetto del progresso, la crescita e il consumo, i due economisti imboccano strade diverse per arrivare ad analisi quasi opposte.

IL FATALISMO D PIKETTY

Piketty è fatalista: l’economia del debito e le banche hanno arricchito alcuni per impoverire (molti) altri, aumentando di conseguenza le disuguaglianze nel mondo. Non a caso Piketty è diventato consigliere economico del partito spagnolo Podemos di Pablo Iglesias. Curioso però – ma forse c’entra un po’ la rivalità professionale – che l’economista greco Yanis Varoufakis, prima di diventare ministro delle Finanze, dedicasse un articolo al collega francese accusandolo di essere un nemico dell’uguaglianza. Certo è che Piketty è diventato una rock star dell’economia mondiale grazie alle 700 pagine di “Il capitale del XXI secolo”.

L’OTTIMISMO DI DEATON

Se Piketty sostiene che la disuguaglianza di reddito si autoalimenta, Deaton va oltre in La grande fuga. Il neo premio Nobel per l’Economia analizza con un ampio respiro il progresso dell’umanità contro la povertà e la morte precoce e – come Piketty, anzi, prima di Piketty – verifica che la disuguaglianza è molto spesso una conseguenza del progresso perché non tutti si arricchiscono allo stesso tempo.

LE POTENZIALITÀ DELLA DISUGUAGLIANZA  

Deaton però approfondisce, nonostante il suo libro abbia la metà delle pagine, e spiega come un miliardo di persone che appartengono alle economie emergenti (Cina e India in particolare) hanno capovolto il processo riducendo le differenze di reddito tra Paesi ricchi e poveri. “Le disuguaglianze incidono sullo sviluppo, sia in modo positivo – per esempio, i bambini indiani oggi sanno quali vantaggi offre l’istruzione e quindi vanno a scuola – sia in modo negativo – per esempio, coloro che hanno successo possono impedire ad altri di seguirli ritirando la scala che hanno appena salito. I nuovi ricchi possono utilizzare il proprio potere per indurre i politici a ridimensionare i programmi di istruzione pubblica e di assistenza sanitaria di cui essi non hanno bisogno”, si legge in La grande fuga. “Questo libro racconta la storia di questi processi – continua Deaton – come le cose siano cambiate in meglio, come e perché vi sia stato progresso, come e perché sviluppo e disuguaglianza si siano intrecciati l’uno con l’altra”.

PIKETTY VS. DEATON

Stephen Grenville, dirigente della Reserve Bank of Australia, consulente del Fondo Monetario Internazionale e visiting fellow del Lowy Institute for International Policy a Sydney, ha pubblicato un articolo intitolato: “Per capire la disuguaglianza dobbiamo guardare al Piketty, Deaton o entrambi?”. Grenville spiega che quella di Deaton è una “visione diversa e molto più incoraggiante della distribuzione del reddito globale” di quella proposta da Piketty. “Abbiamo bisogno di attingere dal messaggio di Deaton – conclude l’analista – che le opportunità, in particolare le opportunità di istruzione e salute, sono estremamente importanti per un buon funzionamento della società ed equa… e che la è meglio ora che in quasi ogni momento della storia”.

PAESI DIVERSI O UN UNICO MONDO

L’economista americano e professore di Harvard, Kenneth Rogoff, si è dedicato anche alle differenze tra Piketty e Deaton in un articolo diffuso da Project Syndacate e pubblicato in diversi media in tutto il mondo: “Leggere l’influente ultimo libro di Thomas Piketty, Il capitale nel XXI secolo, lascia l’impressione che il mondo non è mai stato così disuguale dai tempi di re e baroni ladri. È strano, c’è anche un altro eccellente libro edito poco fa, La grande fuga di Angus Deaton (che ho recensito), che sostiene che il mondo non è mai stato così ugualitario. Quale delle due visioni è giusta? La risposta dipende se si guardano i Paesi individualmente o al mondo nel suo insieme”.

UNA TESI, DUE MISURE

Per Bloomberg, “il premio Nobel per l’Economia Deaton ha scritto il libro di Piketty”. In un articolo dove spiega “nove cose che bisogna sapere dell’economista scozzese”, il sito descrive La grande fuga come il “racconto sulla disuguaglianza negli ultimi 250 anni. Il best seller di Piketty, Il capitale nel XXI secolo, uscito in inglese un anno più tardi, è in parte famoso per l’analisi storica dello stesso tema”.



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