L’indagine sul credito condotta dalla BCE tra il 15 ed il 30 settembre mostra un miglioramento delle condizioni al credito alle imprese nel 3° trimestre superiore alle attese di tre mesi fa. Il saldo percentuale fra le banche che riportano una stretta delle condizioni creditizie e quelle riportano un allentamento è passato da -3% a -4% fra il secondo e il terzo trimestre. L’allentamento è soprattutto effetto di maggiori pressioni competitive. Invece, prevalgono le banche che riportano condizioni più stringenti per l’erogazione di mutui alle famiglie (con la percentuale di banche che è salita da -9% a +5%), per effetto per lo più di una regolamentazione più stringente che ha bilanciato le maggiori spinte competitive.
Le condizioni al credito alle imprese sono divenute più accomodanti in particolare in Italia, sono invariate in Germania, Spagna e Olanda e sono peggiorate in Francia. In Italia la riduzione del rischio è il principale fattore che spiega il miglioramento delle condizioni al credito. Le banche indicano che nell’accordare i nuovi prestiti hanno per lo più allentato le condizioni di tassi, in particolare per le imprese.
Più banche riportano un rafforzamento della domanda di prestiti da parte delle imprese (16% da 13%) e si aspettano che il trend sarà confermato nei prossimi mesi. Il fattore di spinta è il calo dei tassi, ma un contributo positivo è venuto anche dalla necessità di finanziare nuovi investimenti e attività di M&A. È cresciuta anche la domanda di nuovi mutui e di credito al consumo.
Le banche, in risposta ad una domanda ad hoc, dichiarano che hanno usato la liquidità immessa nel sistema tramite l’EAPP per aumentare il credito, in particolare alle imprese.
In termini di impatto sul proprio bilancio, le banche valutano che l’EAPP è stato sostanzialmente neutrale per la profittabilità delle banche, generando guadagni in conto capitale ma comprimendo il margine di interesse. Nel complesso una piccola percentuale di banche riporta un effetto netto positivo dell’EAPP negli ultimi sei mesi, mentre riguardo all’effetto atteso nei successivi 6 mesi si riscontra una marginale prevalenza di giudizi negativi.