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Ecco come la teoria Gender attecchisce a Milano

Riceviamo e volentieri

Nella Milano arancione di Pisapia oggi si dispone anche la cancellazione di alcune parole dal vocabolario della lingua italiana: con un emendamento proposto da un consigliere dei radicali, Marco Cappato, si modifica lo statuto municipale, eliminando la parola sesso/i.

La modifica alla Carta municipale è stata introdotta con un emendamento approvato dal consiglio comunale nell’ambito della discussione sulla riforma del decentramento e la nascita dei municipi.

Laddove si indicano le “quote” sulla parità di genere nelle liste dei candidati ai consigli municipali, le parole “sessi” e “sesso” saranno sostituite da “genere” e “generi” (ad esempio in questo passaggio: “nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore ai due terzi”).

L’importantissimo emendamento introduce nello statuto di Milano la demenziale ideologia gender: quell’ideologia secondo la quale non è il corpo sessuato – con cui ognuno di noi è nato – a determinare l’essere maschio o femmina di ogni essere umano, ma una scelta personale alla quale contribuiscono anche le condizioni della società in cui si vive. Uomo o donna non si nasce, insomma, ma si diventa, magari per scelta, e non irreversibile. Che assurdità.

Insomma, in una città capoluogo della regione più importante d’Italia – il cui bacino provinciale rappresenta ben il 47% del PIL lombardo e circa il 10% del PIL nazionale – dove ogni giorno arrivano centinaia di profughi, che è sede dell’esposizione universale, capitale della moda e del design, luogo di diverse sedi accademiche e dunque meta di moltissimi stranieri tra studenti e turisti, anima del commercio e dell’operosità industriale del nord, ciò di cui si preoccupa il consiglio comunale è di cambiare una parola sullo statuto.

A Milano, dove i problemi da risolvere sono tanti (strade dissestate, occupazioni abusive, povertà diffusa e dovuta prevalentemente alla crisi economica, ecc), invece di pensare allo sviluppo della metropoli che in Europa rappresenta competitività e attrattività, la nostra assemblea municipale concentra le propri sforzi su ideologie e propaganda.
Ormai i radicali e la sinistra milanese pensano che la crisi economica, la mancanza di lavoro e il degrado nelle periferie si risolvano cancellando la natura umana e obbligando I candidati ai consigli municipali a dichiarare il proprio “genere” e non il proprio “sesso”.

Nicolò Mardegan

fondatore NoixMilano



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