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Come sta l’economia mondiale

Oggi, mentre ci concentriamo sulle difficoltà di materie prime, emergenti e manifatturiero, il consumatore americano, grazie ai 200mila posti di lavoro creati ogni mese, procede solido e imperterrito. Certo, il ritmo di crescita dei consumi è la metà di quello dei felici
anni Novanta, ma è più sano, perché non è drogato dal credito.

Oggi per comprare una casa occorre versare il 25 per cento in contanti, allora bastavano una firma e un mutuo. In queste condizioni è difficile pensare a un collasso improvviso dei consumi come quello del 2008-2009.

Quanto alle politiche monetarie, significherà pur qualcosa che dal 2009 a oggi, pur tra grida esagitate di inflazione e di deflazione, non abbiamo avuto né l’una né l’altra. Pur tra esitazioni e
contraddizioni, le banche centrali ci hanno pilotato in una grigia terra di mezzo. Lo hanno fatto con un occhio rivolto ai modelli (che da tempo invitano ad alzare i tassi) e con l’altro rivolto alla realtà (che da tempo invita ad abbassarli) e hanno finora trovato un compromesso accettabile. Può darsi che sia stata solo fortuna e che la situazione sia più rischiosa di come appare, ma al momento non troviamo elementi che facciano pensare che tutto stia sfuggendo di mano.

Ogni crisi, nel momento in cui la si attraversa, appare più pesante delle precedenti e impossibile da superare. Ricordiamo però che il Pil degli emergenti asiatici scese a due cifre nel 1997-98, mentre quello cinese, quest’anno e il prossimo, salirà anche nelle stime del più tenebroso tra i pessimisti di almeno il 3-4 per cento. La Cina è sopravvissuta a una pesante crisi del mercato immobiliare, iniziata due anni fa e oggi terminata senza avere provocato tutti i disastri bancari e sistemici di cui si era tanto parlato. È ben possibile, se non probabile, che lo stesso avvenga nel manifatturiero nei prossimi due anni. Per chi investe, il fatto che il mondo appaia meno invitante di un anno fa induce giustamente a una maggiore prudenza. Le aspettative di rendimento, su bond e azioni, sono oggi più realistiche. Ci aspettano anni molto meno brillanti di quelli che ci stiamo lasciando alle spalle, ma questo non significa che sia già arrivato il momento di rifugiarsi nel cash o in qualsiasi altro bene rifugio.

(estratto dalla newsletter Il Rosso & il Nero)

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