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Eni, Terna e Telecom. Chi si candida per il fondo Juncker con l’ok di Renzi

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Luisa Leone apparso su MF/Milano Finanza, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi

La banda larga di Telecom e l’elettrodotto Italia-Francia potrebbero finire sotto il cappello del piano Juncker. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, i progetti rientrano infatti tra quelli, meno di una decina, che di recente il governo italiano avrebbe segnalato alla Banca Europea degli Investimenti come adatti allo scrutinio nell’ambito dell’ambizioso programma Ue, che dovrebbe riuscire a mobilitare oltre 300 miliardi di investimenti, pubblici e privati, nel prossimo triennio.

Concretamente sono comunque le società interessate a doversi attivare con la Bei per ottenere i finanziamenti ed eventualmente, qualora i progetti fossero considerati troppo rischiosi, godere anche della garanzia del Fondo europeo per gli investimenti (Feis). Cosa che, è bene sottolinearlo, i privati possono fare anche se le iniziative che hanno intenzione di proporre non sono tra quelle su cui si è concentrata l’attenzione dell’esecutivo italiano. Come dimostra peraltro il caso di Arvedi, il cui piano per l’efficientamento energetico è stato il primo progetto tricolore a ottenere l’ammissione al Piano Juncker, nonostante non fosse in alcuna lista governativa.

Tuttavia è noto che da mesi tecnici del Tesoro e del ministero dei Trasporti sono al lavoro, sullo sfondo, per far sì che il Paese non perda il treno del Piano Juncker. In quest’ottica sarebbero stati individuati alcuni progetti per i quali si spera che l’analisi di fattibilità possa partire al più presto, in modo di poter cavalcare già la prima ondata di interventi del Feis. Un ombrello che permetterà alla Bei di investire anche in progetti più rischiosi di quelli che poteva finanziare finora. Tra le iniziative individuate dall’esecutivo per questa prima fase, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, ci sarebbero una decina di interventi, che vanno dalle grandi infrastrutture stradali alla banda larga, fino a piani di efficientamento appunto e alle grandi dorsali energetiche.

Tra le società interessate ci sarebbero quindi non solo grandi gruppi come Telecom, Terna ed Eni , ma anche realtà più piccole come la Novamont, per esempio, e le concessionarie delle autostrade candidate a richiedere i finanziamenti Bei nell’ambito del Piano.
Per quanto riguarda Telecom, oltre a un possibile finanziamento da circa 500 milioni da parte della Banca europea degli investimenti (anticipato da MF-Milano Finanza lo scorso 29 settembre), ci sarebbe in ballo anche la possibilità di mettere in pista appunto la garanzia Feis. Terna è invece come noto è impegnata nella realizzazione dell’elettrodotto tra la Francia e l’Italia, per un investimento complessivo di circa 1 miliardo, che nei prossimi mesi potrebbe essere anch’esso preso in considerazione dal team guidato dal vicepresidente Bei, Dario Scannapieco.

Più avanzate sarebbero invece le pratiche relative a un finanziamento, con relativa garanzia, per il gruppo attivo nella chimica verde Novamont e per l’efficientamento energetico della raffineria Eni di Milazzo, che potrebbe richiedere un finanziamento di circa 120 milioni.

Per quanto riguarda, poi, le infrastrutture stradali, che starebbero particolarmente a cuore al governo, ci sarebbero in lizza il passante di Mestre e la Venezia-Trieste. Nel primo caso si tratta della possibilità che la Banca europea degli investimenti sottoscriva una quota del project bond che dovrebbe essere emesso da Concessioni Autostradali Venete (società mista Anas-Regione Veneto) per rimborsare l’Anas, che in passato si è addossata i costi di realizzazione dell’opera. Un progetto, quello del lancio del project bond, che però ha subito più di uno slittamento nei mesi passati.

La seconda iniziativa riguarda invece la realizzazione della terza corsia sulla tratta Ve-Tv, che complessivamente avrebbe un costo di 2 miliardi di euro e di cui alla Bei potrebbe essere chiesto di finanziare una parte. Anche in questo caso la pratica però è complicata, visto che il contratto con la concessionaria Autovie Venete scade tra poco più di un anno. Tuttavia da mesi il governo è impegnato in trattative con l’Europa per la proroga della concessione, insieme a quella dell’Autobrennero e la Commissione sembra disposta a concedere la dilazione se per le due società a maggioranza pubblica si procederà con l’affidamento in house a una newco senza privati all’interno.


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