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Tutti i bizzarri silenzi delle Case estere su Volkswagen

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Bravi Federauto e Anfia a commentare in questi giorni quanto accaduto, cioè lo scandalo del software truccato che ha travolto il Gruppo Volkswagen. Resto senza parole, invece, nel vedere che l’Unrae, che rappresenta le Case auto estere in Italia, resta chiusa a riccio.

Non un cenno alle vicenda nel comunicato di commento al mercato di settembre. L’Unrae non ha colpe e neppure il Gruppo Volkswagen Italia che sta subendo i contraccolpi della bufera, come il suo amministratore delegato Massimo Nordio, che è anche presidente della stessa associazione di costruttori esteri.

E’ giusto e doveroso distinguere i ruoli, come si è sempre fatto sino a ora, ma un messaggio di rassicurazioni ai consumatori e ai clienti andava e va fatto, magari firmato da tutti i responsabili delle Case automobilistiche. In fin dei conti l’Unrae rappresenta il 70% del mercato italiano.

E’ un silenzio che non fa bene a un settore che ha appena rialzato la testa e sta cercando di uscire con le proprie forze da una pesantissima crisi. Perché ancora una volta si presta il fianco a chi approfitta dell’occasione per lanciare messaggi assurdi e fuori luogo contro l’automobile?

Perché nessuno sino a questo momento (e qui mi rivolgo alle associazioni della filiera) è andato in tv a dare delle spiegazioni, lasciando campo libero a tutti (se ne sono sentite di tutti i colori…) per spiegare che le auto a zero emissioni ci sono da anni ma che non possono decollare se manca una politica (italiana e Ue) che spiani la strada a questa mobilità?

Perché nessuno dice che per le strade circolano centinaia e centinaia di mezzi del servizio pubblico (lo stesso che inneggia al trasporto “verde”) che scaricano un fumo nero e puzzolente? Perché nessuno non porta in tv i dati sul contributo del settore all’occupazione e all’economia del Paese, compresi quelli sugli investimenti fatti a favore di sicurezza e ambiente? (sì proprio l’ambiente!) Perché questo silenzio assordante? Perché?

(articolo tratto dal profilo Facebook di Pierluigi Bonora e dal blog sul Giornale.it

 

 

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