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Ecco come (e perché) Flavio Tosi è diventato renziano

Meglio Renzi che Salvini. Flavio Tosi lo ha fatto capire chiaramente dopo la visita del premier a Verona, dove sabato ha fatto tappa con il suo tour “Cento Teatri”. Il colloquio tra i due durato una buona mezz’ora a Palazzo Barbieri e difficilmente derubricabile a un semplice incontro istituzionale, quindi le foto con la stretta di mano e il sorriso ben stampato sulle labbra davanti ai monumenti simbolo della città scaligera, infine le inaspettate aperture di Tosi al premier del Pd; sono tutti elementi che hanno destato sorpresa e perplessità tra i fedelissimi del leader di Fare. Tanto che sabato in diversi si affrettavano a spiegare che non ci sarà alcuna alleanza col Pd alle comunali del 2017 a Verona e non sono in programma chissà quali nuovi scenari sul fronte romano; ma il fatto stesso che qualcuno abbia dovuto precisare tutto ciò, rende bene l’idea della confusione generatasi.

LE PAROLE DI TOSI

Sono le frasi pronunciate da Tosi ad aver suscitato più di un sospetto, fino al sorgere della domanda: ma il sindaco di Verona sta diventando renziano? Prima l’incontro di un mese fa a Palazzo Chigi con Matteo Renzi, poi gli ammiccamenti dei suoi tre senatori di Fare con ambienti dem per il voto sulla riforma costituzionale, quindi ora questa familiarità e consonanza di intenti con il premier sbandierata ai quattro venti e non senza un certo orgoglio. “Credo che l’orizzonte politico sia quello del 2018 e che la volontà da parte del presidente del Consiglio sia quella di terminare le riforme strutturali e istituzionale”, ha premesso Tosi, facendo capire che bisogna avere uno sguardo lungimirante. “Abbiamo parlato della fiducia e della volontà di crescere. Si è parlato di riforme e della necessità assoluta di farle – ha aggiunto -. Al di là dell’opinione politica tutti devono lavorare per il Paese, cercando di farlo andare avanti e di farlo ripartire”.

LE SINERGIE FUTURE

Quindi il passaggio che ha aperto a ipotesi di collaborazione: “Boicottare le riforme è un atteggiamento sciocco, perché le riforme sono fondamentali: ci si confronta, si può votare a favore oppure votare contro, si propongono modifiche in modo serio, ma non vanno boicottate”. “Noi – ha aggiunto – continueremo a fare come abbiamo fatto ora nell’ambito della riforma del Senato. Non ci prestiamo al gioco dei franchi tiratori e dei voti segreti. Vogliamo invece parlare e discutere, punto su punto, per avere provvedimenti che possono essere utili all’Italia”.

CHE COSA HA DETTO AL CORSERA

“Con le nostre proposte siamo riusciti a migliorare il ddl Boschi. E lo stesso atteggiamento di dialogo lo terremo anche sulla legge di Stabilità”, ha detto Tosi oggi al Corriere della Sera. Il sindaco di Verona e leader di Fare! (3 senatori e 4 deputati) ha parlato anche del potenziale partito della Nazione renziano: “Il discorso sulla prospettiva è aperto. Oggi se si va al ballottaggio ci ritroviamo da un lato Renzi e dall’altro Salvini o Grillo. Se devo guardare alle capacità di governo, la scelta migliore o meno peggio è Renzi, perché gli altri due puntano solo a distruggere. Ma bisognerà vedere se il premier cambierà l’Italicum”.

MEGLIO RENZI CHE SALVINI, NON SOLO A ROMA

Che i tosiani si possano alleare con il Pd nel 2017 a Verona, dove la componente destra-destra del gruppo è la più forte, appare al momento improbabile. Nonostante lo stesso sindaco abbia detto che “nell’anno e mezzo che manca bisogna fare tutte le considerazioni con un centro-sinistra che ha una connotazione molto chiara, anche se c’è la parte comunista che cerca di ostacolare Matteo Renzi; un centro-destra che più diviso non si può, e una parte del centro-destra che è addirittura distruttiva. La politica sta cambiando a ritmi vertiginosi, dire cosa accadrà da qui a tre anni è difficile”. Tuttavia, dopo l’incontro di sabato appare ancora più evidente come per Tosi, Renzi sia molto meglio di Matteo Salvini e nel caso ci fosse da decidere tra i due, non è affatto escluso che il sindaco di Verona si possa schierare con il segretario del Pd e non con il leader leghista che l’ha cacciato dal partito. Basta rileggersi le dichiarazioni degli ultimi mesi di Tosi: sono quasi tutte indirizzate contro Salvini, raramente il premier finisce nel suo mirino. Ieri poi è arrivata l’ennesima conferma, con lo scambio di accuse tra i due concluso (il sindaco di Verona ha pure dato del comunista al segretario leghista).

Dal canto suo, Renzi l’ha capito bene e dal palco del teatro Ristori ha citato Tosi contrapponendolo in termini positivi a Salvini; e giù applausi, compresi quelli del diretto interessato che lo ascoltava in mezzo ai militanti dem.

LA STRATEGIA (OSCILLANTE) DEL SINDACO

Nel rilevare la vicinanza evidente tra Tosi e Renzi, non si può non scorgere uno spostamento sempre più netto dell’asse politico tosiano verso il centro. Il primo cittadino di Verona forse ha abbandonato l’ambizione di ricostruire il centrodestra e guarda al leader del Pd come suo futuro interlocutore? Difficile dirlo adesso, anche perché la sua strategia non appare sempre lineare. Qualche settimana fa, per esempio, Tosi è salito a Cortina per partecipare alla convention dei Conservatori&Riformisti di Raffaele Fitto e da lì rilanciare un nuovo centrodestra, non più succube della Lega salviniana, con tanto di proposta di un manifesto programmatico e dell’indizione di primarie; si è parlato addirittura di gruppi unici in Parlamento con gli uomini dell’eurodeputato pugliese, il quale però è un fiero avversario di Renzi a tal punto da aver rotto con Silvio Berlusconi proprio sul Patto del Nazareno e sulla scarsa opposizione di Forza Italia al governo. Poi succede che Tosi accoglie a braccia aperte Renzi a Verona e ne parla in un modo tale da fare ipotizzare future alleanze, peraltro mai apertamente escluse. A Fitto sarà andata di traverso la cena?



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