La mostra “Giotto, l’Italia” (2 Settembre 2015 – 10 Gennaio 2016) è l’evento espositivo dell’autunno inserito nella cornice del semestre di Expo 2015. Dopo il grande successo della mostra su Leonardo da Vinci, il Palazzo Reale di Milano ospita un altro fiorentino che ha segnato in modo indelebile il cambiamento nei linguaggi pittorici, superando la tradizionale rappresentazione ieratica e bidimensionale dell’arte bizantina per approdare ad uno stile più umano e realista e gettare così le basi della cosiddetta arte moderna.
L’esposizione riunisce 14 opere del maestro trecentesco, prevalentemente su pala e disposte in ordine cronologico (non sono mai state raccolte così tante opere in un’unica mostra), sottolineando la straordinaria dinamicità di Giotto in circa quarant’anni di attività attraverso i suoi viaggi in Italia da Firenze a Roma, da Napoli a Rimini, da Padova a Milano, conteso da tutti i principali committenti del suo tempo.
Da qui il titolo della mostra, “Giotto, l’Italia”, allestita egregiamente da Mario Bellini in modo da fare risaltare l’oro ed il rosso dei dipinti, tramite l’utilizzo di ferro nero a rivestimento di pavimenti e pareti, un omaggio, tra l’altro, alla famiglia di Giotto perché il padre ed il fratello erano fabbri ferrai.
Dal polittico di Badia, a quello di Santa Reparata, dal polittico Stefaneschi, per la prima volta uscito dalla città del Vaticano, al polittico Baroncelli, situato nella Basilica di Santa Croce a Firenze, a quello di Bologna. Sono tutte opere di fondamentale importanza che hanno reso Giotto l’artista citato da Dante nel Purgatorio (canto XI) capace di mettere in ombra Cimabue: “Credette Cimabue ne la pittura tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, sì che la fama di colui è scura”.