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Tutti i prossimi passi della Fed di Yellen

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I verbali dell’ultima riunione FOMC mostrano toni accomodanti e divergenze interne sul sentiero atteso per l’inflazione. Dai verbali del Consiglio direttivo emerge che la BCE intende assecondare la stagionalità dell’offerta anche a fine anno, anticipando a ottobre e novembre parte degli acquisti di dicembre. Nessuna evidenza che un potenziamento del programma di acquisti sia imminente.

I verbali della riunione del FOMC di settembre hanno un’inclinazione moderatamente accomodante, e ovviamente lasciano lo scenario della politica monetaria tanto incerto quanto prima. La valutazione delle prospettive economiche americane rimane positiva: la crescita è moderata e le condizioni del mercato del lavoro sono in miglioramento. Come atteso, il dibattito riconosce che gli sviluppi recenti dell’economia globale e dei mercati finanziari potranno avere effetti restrittivi attraverso l’apprezzamento del dollaro e il rallentamento delle economie emergenti. Tuttavia, questi effetti dovrebbero essere transitori e i rischi per lo scenario restano “quasi bilanciati”. Dai verbali emerge che la preoccupazione per gli sviluppi dell’inflazione (peraltro non scollegata dalle dinamiche esterne) è un fattore più fondamentale rispetto ai rischi globali nella decisione sui tassi.

Il sentiero atteso dell’inflazione divide il FOMC. Le previsioni dello staff mostrano che il 2% non sarà raggiunto prima del 2018, per via del calo dei prezzi energetici e del rafforzamento del dollaro. Secondo i verbali, “molti” membri del Comitato ritenevano che i criteri per la svolta fossero già soddisfatti, o prevedevano che lo sarebbero stati a breve. Ma “alcuni” segnalavano che la loro fiducia nel ritorno dell’inflazione verso il 2% non era aumentata, in gran parte per via della turbolenza internazionale e finanziaria. Tutti i partecipanti, anche i più incerti sull’inflazione, però, condividevano l’opinione che ulteriore crescita moderata e miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro avrebbero contribuito a riportare l’inflazione verso l’obiettivo, come indicato da Yellen nella sua lezione ad Amherst.

Riguardo alla tempistica del primo rialzo, ”molti” ritenevano che già entro l’anno i criteri per la svolta sarebbero stati soddisfatti, anche se “diversi” partecipanti avevano qualche timore per rischi verso il basso sullo scenario di crescita e inflazione. Sappiamo che un’ampia maggioranza, fra cui Yellen, ritiene probabile che sia appropriato muovere i tassi entro fine anno. I verbali non aiutano a chiarire lo scenario, dopo l’employment report di settembre più debole delle attese.

I mercati non assegnano una probabilità elevata a un rialzo dei tassi entro fine anno, e una condizione importante è che si comunichi che si sta formando un consenso in tal senso all’interno del Comitato. La percezione diffusa che la Fed incontra molte difficoltà a raggiungere tale consenso sta influendo più sui mercati valutari che su tassi. Questi ultimi stanno reagendo attualmente più agli impulsi del mercato azionario, mentre le monete dei Paesi emergenti hanno tratto sostegno dal regresso delle aspettative sui tassi ufficiali americani.

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