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Il caos calmo dell’economia europea

MARIO DRAGHI BCE

L’indice di fiducia economica della Commissione Europea (ECI) è salito a 105,9 da 105,6 di ottobre, smentendo le attese di calo. L’indice ha guadagnato 5,2 punti rispetto allo scorso anno, di cui 2 punti tra agosto e ottobre. L’indice sintetico è tornato al massimo dal maggio 2011 ed è coerente con una crescita del PIL in autunno di 0,45% t/t. La ripresa continua e il rallentamento della domanda estera avvenuto quest’anno sembra aver avuto, per ora, solo un impatto limitato sulla zona euro.

LA RIPRESA

Lo spaccato per paese suggerisce che la ripresa è più diffusa e che anzi è la periferia a guidare il miglioramento recente. L’Italia è al primo posto con un aumento da 109,2 a 110,1 (+10 punti nell’ultimo anno, di cui 4,3 da agosto). La fiducia è migliorata anche in Francia di 1,5 punti a 102,6. Il morale peggiora in Spagna, ma rimane su livelli elevati (108,8 da 109,5). In Germania la fiducia perde 0,7 punti a 107,0.

DOMANDA INTERNA E SERVIZI

Lo spaccato settoriale conferma che in questa fase la ripresa è trainata più dalla domanda interna e dai servizi e commercio al dettaglio che non dal manifatturiero. Anche l’indagine sulle costruzioni è incoraggiante con la fiducia in aumento a -20,7 da -23,3. L’indice rimane ancora al di sotto della media di lungo termine, ma una crescita più sostenuta nei prossimi mesi sostenuta anche da condizioni finanziarie più accomodanti.

I dettagli trimestrali dell’indagine della Commissione mostrano un maggiore utilizzo della capacità produttiva nel settore manifatturiero (81,5, al di sopra della media di lungo termine) e nei servizi (88,7, anche in questo caso al di sopra della media di lungo termine). Un utilizzo della capacità produttiva al di sopra della media di lungo termine dovrebbe favorire la spesa per investimenti.

I LIMITI ALLA PRODUZIONE

L’indagine trimestrale include un’informazione in più sui limiti alla produzione derivanti dalla carenza di domanda, questo indicatore è una delle misure di slack cui guarda la BCE. L’indagine suggerisce che la domanda non è più un limite per la produzione e che nel trimestre estivo la domanda è rimasta circa stabile.

I PREZZI

Le attese di prezzo per i prossimi mesi sono aumentate nel commercio al dettaglio e nei servizi, ma meno nell’industria. Leggiamo questo come un segno che la domanda domestica si sta rafforzando. È presto, però, per affermare che sia l’inizio di un trend di aumento.

Insieme a dati più forti sulla crescita, sono arrivati dati più forti del previsto sulla dinamica dei prezzi al consumo in Germania. L’inflazione tedesca è risalita a 0,3% a/a da 0,0% a/a sulla misura nazionale e di 4 decimi sull’indice armonizzato a 0,2% a/a da -0,2%. I prezzi sono rimasti invariati rispetto al mese precedente mentre le stime erano per un calo di un decimo.

L’energia dovrebbe aver offerto un contributo negativo anche a ottobre, mentre il contributo degli alimentari freschi dovrebbe essere stato positivo. Per quanto riguarda i prezzi sottostanti è possibile che i prezzi siano rimasti invariati sul mese anziché calare di un decimo come normalmente si verifica a ottobre. I dati dai Länder suggeriscono pressioni verso l’alto nel capitolo abbigliamento e beni semidurevoli. Nei prossimi mesi l’inflazione tedesca è attesa risalire rapidamente verso l’1,0% per l’effetto statistico favorevole sull’energia.

LE MOSSE DELLA BCE

Cosa implicano le indagini di fiducia di ottobre e i dati di inflazione più forti del previsto per la BCE? Le indagini di fiducia indicano che la ripresa nella zona euro continua grazie alla solidità della domanda interna. Tuttavia, i rischi per lo scenario sono ancora verso il basso e come hanno sottolineato i membri del Consiglio BCE (ultimo Liikanen) derivano da fattori esterni. Pensiamo che la BCE rimarrà vigile e in attesa di nuovi dati a novembre. Ci sembra difficile, però, che la BCE non modifichi in alcun modo lo stimolo monetario a dicembre dopo le dichiarazioni ampiamente accomodanti di Draghi ed altri membri del Consiglio.



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