Seppure le ultime rilevazioni statistiche ci riportano l’immagine di un’Italia in cui la condizione occupazionale dei laureati registra benché timidi segnali di ripresa nel mercato del lavoro rafforzando così il principio che la laurea, e quindi i diplomi accademici AFAM, sicuramente tutelano i giovani sul piano lavorativo più di quanto non lo faccia il solo diploma – anche se è in crescita il fenomeno dell’overeducation ovvero il numero dei laureati che accettano mansioni per le quali il loro titolo di studio non è necessario -, allo stesso tempo vengono però confermate anche le persistenti e sostanziali difficoltà occupazionali degli studenti che oggi si laureano nonostante negli ultimi anni gli stessi abbiano finanche conquistato notevoli progressi anche in termini di regolarità della frequenza dimezzando addirittura il ritardo alla laurea.
Ancora, il nostro Paese risulta tra le ultime posizioni OCSE oltre che per disoccupazione giovanile, per l’elevatissimo numero di NEET ovvero di ragazzi che non studiano né lavorano e insieme per il forte calo della percentuale dei giovani diplomati che proseguono gli studi.
Un panorama quello descritto che accostato a quello delle tante migrazioni intellettuali più comunemente definito come cervelli in fuga descrive la realtà di un Paese il nostro, che man mano di fronte ad una crisi ormai diffusa continua peraltro e purtroppo ad impoverirsi anche in qualità e risorse perdendo, nel caso dei laureati che si spostano all’estero, non solo il netto degli investimenti impegnati su ciascuno di questi soggetti, ma anche e con più allarme il ritorno che sarebbe dovuto derivare dalla loro presenza sul territorio nazionale.
Un altro quadrante della stessa identica realtà nazionale ci presenta invece, di contro, una dimensione di grandi opportunità e risorse sia a livello occupazionale e quindi per conseguenza di esigenze formative.
Parliamo del patrimonio artistico e culturale italiano che nel suo insieme rappresenta la maggior parte del complesso mondiale nonostante la proporzione tra disponibilità e personale occupato registri di oggi nel nostro Paese uno tra i valori più bassi d’Europa.
Un territorio, il nostro, letteralmente strabordante di testimonianze e bellezze artistiche e monumentali capillarmente diffuse di cui moltissime emerse e censite e troppo spesso non adeguatamente curate o gestite ed altrettante ancora da scoprire che chiamano in causa la capacità e la volontà del Paese di investire seriamente su di esse prendendo consapevolezza del fatto che le stesse rappresentano al contempo una importantissima testimonianza della nostra identità e anche quella che dovrebbe essere una primaria e fortemente caratterizzante risorsa economica, ma richiamano all’attenzione anche il sistema di istruzione italiano che maggiormente dovrebbe investire su un segmento quale quello delle Accademie delle Belle Arti che pur annoverando al suo interno eccellenze numerose ed apprezzate anche a livello internazionale registra oggi senza timore di smentita una non adeguata risposta in termini di iscrizioni dei giovani diplomati nelle scuole secondarie superiori.
In un momento di crisi ormai strutturale come quello che stiamo vivendo il patrimonio artistico e culturale italiano può e deve rappresentare l’orizzonte di riferimento di precise politiche di sviluppo e crescita per il Paese e di opportunità per i nostri giovani; un’opportunità quella legata in particolare al restauro, conservazione, tutela e valorizzazione dei beni culturali alla quale i nostri giovani vanno attrezzati prima di tutto culturalmente ma prioritariamente sensibilizzati e indirizzati in termini di percorsi universitari con adeguatezza attraverso una potenziata attività di orientamento post secondario da svolgersi nelle classi terminali delle scuole superiori.
È senz’altro questo, infatti, il punto di volta e il crocevia di incontro tra tutti i temi sopraesposti: abbiamo bisogno anzi necessità di un Paese che investa di più anche in termini di disponibilità occupazionali sul proprio patrimonio artistico e di un orientamento scolastico più efficace che sia in grado di indirizzare gli studenti delle scuole secondarie superiori partendo dalle proprie inclinazioni dirigendosi, però, al contempo verso ciò che richiede il mercato del lavoro e anche con coraggio e lungimiranza di indirizzare lo stesso – come nel campo dei beni artistici e culturali – verso quelle che sono potenzialità strutturali e fortemente caratterizzanti la realtà italiana. In questo panorama un nuovo protagonismo delle Accademie di Belle Arti, insieme a tutto il sistema dell’alta formazione artistica e musicale che nel nostro sistema di istruzione costituisce una realtà di eccellenza e con grandi potenzialità formative senza dubbio rappresenta un tassello importante su cui concentrarsi e investire per la ripresa e la crescita del sistema Italia.