Ecco “7su7″, la rassegna stampa ragionata del team di comunicazione strategica SPIN (Strategy Politics Image Newsmaking)
Le principali notizie di oggi
Manovra di bilancio 2016 tra i 25 e i 28 miliardi, in gran parte finanziata in deficit e destinata a consolidare la ripresa. Lavoro part time prima della pensione, cancellata la Tasi, intervento sulle prime case, sanatoria sui fondi ai partiti.
Nubifragi, tre morti e allagamenti. Centro Italia flagellato dal maltempo. Nell’area di Tivoli, il fiume Aniene ha rotto gli argini sommergendo case e strade.
A metà novembre prima missione in Italia dell’iraniano Rohani.
Quagliariello avverte Alfano: «Ncd lasci Renzi o fondo un mio gruppo». La risposta del ministro dell’Interno: «non trattengo nessuno».
Al terzo giorno già esaurita l’Ipo di Poste. La richiesta supera i 453 milioni di azioni del collocamento e i 45 milioni della greenshoe. Domanda concentrata nella fascia 6 euro – 6,5 euro per azione
Confermato il piano di investimenti di Volkswagen Italia. Annuncio dell’ad Nordio: niente tagli, Ducati e Lamborghini al sicuro
Ignazio Marino annuncia a Roma: chiudo i fori anche a bus e taxi
Accordo vicino per lo sbarco delle caffetterie Starbucks in Italia già nel 2016
Hillary Clinton resuscita in un dibattito televisivo e rilancia le proprie chance per le primarie
Francia alla guerra dei lupi, il Piemonte attende. Da Parigi il sì all’uccisione di 36 esemplari sulle Alpi.
Inchiesta Regione Lombardia
Prende corpo, la posizione della difesa del Pirellone, dopo l’arresto del vice presidente Mantovani.
Intervista all’assessore Garavaglia, firmata da Andrea Senesi per il Corriere: «La mia colpa? Segnalare una onlus. Lo rifarei». Su Mantovani: «non mi risulta avesse interessi diretti al momento della sua nomina, aveva esperienza nel settore che però semmai è una risorsa».
«È anche per gli articoli dei vari Giangiacomo Schiavi se questo Paese fa schifo: non soltanto per via di politici che sono molto più imbarazzanti che ladri, molto più piccolocetomedisti che elementi di ‘spiccata capacità criminale’ come invece vorrebbero che fosse Mario Mantovani, uno del quale – chiarisco – mi frega zero e che mi infastidisce anche fisicamente». E ancora: «se siamo ancora un popolo di forcaioli e garantisti, di pressapochisti e giornalisti, ancora basculanti tra più parti in commedia è anche per articoli come quelli che Giangiacomo Schiavi ha scritto ieri sul Corsera». Infatti, «l’articolo era un verdetto (di condanna, ndr), appena condito con una riga una di premessina fastidiosa modello ‘aspettiamo che le accuse siano provate o smentite, ma’…». Così oggi Filippo Facci su Libero.
Sul Fatto Quotidiano: «La scopa di Maroni s’è rotta: l’abbuffata di Roma ladrona. Il leader del Carroccio parla di attacco ai giudici, ma la storia del partito è piena di ruberie, inchieste e processi». Così Gianni Barbacetto.
Sul caso Mantovani, per il secondo giorno consecutivo scrive Luca Fazzo: «Mantovani reo di ‘consenso’. Ecco i buchi neri dell’inchiesta: incongruenze nelle accuse al vice presidente della Regione, dalle tangenti inesistenti alle ‘pressioni’ negate dalla stessa presunta vittima».
Politica
Complotto sì, complotto no? Claudio Cerasa su Il Foglio scrive: «accusare Napolitano di aver ordito un complotto anti Cav significa non aver capito la differenza tra il sangue e il grembiule del golpe e il sangue e merda della politica». E ricorda: «a novembre 2011, il golpista presidente della repubblica offrì una possibilità che il suo partito purtroppo non colse: scegliere, come suggeriva questo giornale, la strada delle elezioni anticipate piuttosto che sospendere la democrazia e dare il sostegno al governo tecnico».
Eiflessione di Ian Bremmer sul Corriere della Sera, ripreso dal quotidiano iberico La Vanguardia: «Quanto conta il leader nel modernizzare un Paese. Modi in India ha saputo innovare l’economia, il capo della Nigeria Buahari sta per dare un colpo alla corruzione a Boko Haram, Renzi in Italia ha riformato sistema elettorale, lavoro e Senato». Dunque «sono tre capi che meritano l’attenzione internazionale».
Per il Corsera, Monica Guerzoni si occupa della scissione in Ncd. Quagliariello lascia il ruolo di coordinatore ma sembra non ci sia spazio per recuperi da parte di Alfano che, anzi, fa il duro. Tra coloro pronti a uscire dal partito, tra gli altri, anche i senatori Andrea Augello e Carlo Giovanardi e i deputati Roccella e Calabrò. Prende tempo Roberto Formigoni.
Il Foglio si occupa delle manovre di Fitto, Tosi e dei post berlusconiani che si sono ulteriormente intensificate dopo l’esplosione di Ncd. La prospettiva – cui lavorerebbero tra gli altri Cicchitto e Pizzolante – di una lista «Moderati per Renzi».
Michele Salvati sul Corsera affronta il nodo principale del Pd, oggi. Le primarie sono un po’ il marchio dei dem. «Il premier non ha molti candidati a livello locale che condividono la sua linea. Ma per legittimarsi non può rinunciare al metodo di scelta dal basso che rischia di danneggiarlo».
Sul Foglio un ricordo della marcia dei 40 mila: «così 35 anni fa il realismo dei quadri Fiat sconfisse i sindacati obsoleti».
Esteri
Massimo Gaggi intervista per il Corriere il segretario generale Onu, Ban Ki Moon, in arrivo a Roma: «l’Italia ha lavorato bene. Il Paese guida di una possibile missione Onu in Libia non lo decido io. Ma l’Italia ha mostrato di saper lavorare bene. Spero che l’Unione europea, e anche l’Italia, mostrino ancora una volta la loro solidarietà globale».
Renzi rivendica – ne scrive sul Corsera, Marco Galluzzo – che «sui profughi alla fine la Ue ci dà ragione». E ribadisce l’inutilità dei raid aerei in Siria, già constatata in Libia.
Sul Foglio, Marco Valerio Lo Prete: «l’intervento di Putin in Siria è ‘giuridicamente’ difendibile. E adesso?».
Nelle stesse pagine, David Carretta osserva: «l’Ue se la prende con Ankara per non schierarsi sulla Siria».
Economia
Paolo Mastrolilli su La Stampa: «Frena la corsa di Cina e Stati Uniti. E sui mercati torna il nervosismo. La Fed: l’economia cresce a ritmo modesto. Nuovi dubbi sull’aumento dei tassi. Dal tasso sull’inflazione (+1,6%) ennesimo segnale di debolezza per il dragone.
Sempre sul quotidiano torinese: «a fine anno, profondo rosso da 500 milioni per Ilva».
Sul Quotidiano Nazionale, intervistata da Alessia Gozzi, parla la leader Cisl, Annamaria Furlan: «che errore rinunciare alla flessibilità in uscita». Il segretario promuove «la detassazione del salario di produttività, ma il tetto deve salire a 50 mila euro». E rilancia con Squinzi sui rinnovi dei contratti.
Dal Sole 24 Ore la notizia – a firma Alessandro Merli – che «ora Francoforte potrebbe rafforzare il Qe. Draghi ha già fatto sapere che la Bce è pronta ad aggiustamenti in “dimensione, durata e composizione” del suo programma di stimolo».
Sottolinea il Messaggero: «Orario ridotto e stipendio dimezzato per gli over 63, ma lo Stato verserà i contributi. Più larga la no tax area per i pensionati. Stretta per i dirigenti statali su stipendi e turn over».
Su Panorama, l’economista Gustavo Piga: «ridurre la spesa? Ormai Renzi non ha più credibilità. Il governo ha ‘sforato’ le previsioni sulle uscite di 20 miliardi all’anno, a partire dal 2014. Mostrando così di non aver saputo prendere in mano le redini del Paese e che la spending review non è una sua prorità». Al tema, il giornale diretto da Giorgio Mulè dedica l’apertura.
Giustizia
Slitta ancora la discussione in plenum sulla risoluzione in cui il Csm chiede al Parlamento di impedire che le toghe prestate alla politica per lungo tempo ritornino a fare i magistrati. Il documento dovrebbe essere calendarizzato la prossima settimana.
Francesco Ghidetti intervista per il Quotidiano Nazionale, Luciano Violante: «Troppi magistrati in politica, un danno per la democrazia. Spesso nelle inchieste si citano politici famosi che non c’entrano nulla, anche nella giustizia a volte lo spettacolo prevale sulla verità. Credo che prima o poi emergerà un duro soggetto regolatore. E allora saranno guai per la magistratura che scambia l’indipendenza con una pervasività insistita nei confronti della politica ed è ancora incapace di autoriformarsi».
Il ministro Orlando, avvertendo i «rischi insiti in un’eventuale separazione delle carriere dei magistrati», dice: «la politica non controlli i pm, ma i pm non assumano tratti polizieschi».
Informazione
Ampio articolo a firma Anna Maria Angelone su Panorama: «perché è così difficile il diritto all’oblio e ottenere da Google di essere dimenticati da internet? Il motore di ricerca non vuole responsabilità per contenuti editoriali prodotti da altri. Così nel 58% dei casi la richiesta di distruggere i dati personali viene respinta. Si può ricorrere al Garante della privacy. Ma ci vogliono anni e migliaia di euro».